All’inizio del secolo scorso la passione per il volo contagiò anche il nostro territorio.
Nel suo scritto datato 1938 Riccardo Sella ricordò tra i pionieri dell’aeronautica biellese «l’insigne, per quanto poco conosciuto, fisico prof. Vincenzo Rosa, il maestro del Marconi […] che ad Alessandria costrusse e provò un suo apparecchio nel 1910 [… e] il cav. Guido Piacenza di Pollone, che sin dal 1906, pilota di palloni sferici, partecipò nel 1909 alla Coppa Gordon Bennet; che, nel 1910, traversò le Alpi conquistò il record italiano di altezza raggiungendo i 9400 metri e che infine, nel 1911, sistemò il campo aviatorio di Salussola nella Baraggia del Brianco, rendendo così possibile ai biellesi i primi contatti disciplinati coll’Aeronautica civile (prima della Grande Guerra)».
Accanto ad essi stavano le figure di coloro i quali avevano propagandato l’attività aviatoria in campo giornalistico e letterario: in particolare il dott. Piero Negro (Pierre La Pipe) autore di testi come "Nidi d’Aquile" e "Vola Balilla", del primo "Annuario d’aeronautica italiana", fondatore del giornale "L’Aquilone", del primo Sindacato Motoristi d’Aviazione, del primo Gruppo Preavieri dei Giovani Fascisti, del gruppo "Gino Lisa" a Torino, della prima Scuola di modelli volanti sempre nel capoluogo piemontese, nonché convinto sostenitore della realizzazione dei Campi di Aviazione di Biella e di Asti; e il prof. Emanuele Sella, che nel 1911 aveva dedicato il componimento poetico "Epos" (compreso nella raccolta "Rudimentum") alla trasvolata delle Alpi compiuta il 23 settembre di quell’anno da Geo Chavez (pilota di origini peruviane nato a Parigi) e nel 1921 aveva pronunciato l’orazione inaugurale del Campo di Aviazione di Cameri (Biella all’epoca faceva parte della provincia di Novara).
Un altro Sella, Alfonso (1865–1907), fisico all’Università di Roma, fu «forse il primo degli aeronauti biellesi a promuovere e fare importanti ascensioni specie a scopo scientifico [… e] fu uno dei fondatori dell’Aereo Club d’Italia fondato nel 1900».
Dopo la prima guerra mondiale, nella quale si distinse in qualità di pilota da caccia il biellese Giovan Battista Botalla (1898–1930), ci fu un notevole impulso allo sviluppo dell’aeronautica civile: «Numerosi industriali biellesi – scrisse ancora Riccardo Sella – usufruirono, fra i primissimi in Italia, delle prime linee aeree regolari istituite dal Fascismo, moltiplicando la propaganda perché tutti si rendessero conto della sicurezza e della comodità delle stesse».
Nel 1927 fu fondata a Biella dal capitano aviatore Giovanni Giordano la locale sezione dell’Aero Club d’Italia, che in breve tempo radunò intorno a sé un rispettabile numero di soci.
L’associazione (erede della Società Aeronautica Italiana sorta nel 1904) aveva avviato la sua attività nel settembre del 1926, assumendo un anno dopo la denominazione di Reale Aero Club d’Italia: si occupava «di tutto quanto [poteva] riferirsi alla scienza aeronautica, alla navigazione aerea e allo sviluppo delle industrie e scuole aeronautiche civili in Italia. In modo particolare […] del turismo e dello sport aereo e [controllava] per autorizzazione del Governo, ogni manifestazione pubblica di sport e di propaganda aeronautica» (Saverio Laredo de Mendoza).
A Giordano, morto nel 1929, succedette il pilota originario di Occhieppo Mario Pozzo, il quale si prefisse come obiettivo la realizzazione di un campo di volo nel Biellese; malgrado il sostegno del conte Carlo Felice Trossi, non si riuscì a reperire i fondi necessari e il progetto dovette essere abbandonato.
All’inizio degli anni Trenta il Fascio di Biella decise di istituire in collaborazione con la locale sezione del Reale Aero Club d’Italia una scuola di volo a vela, che stabilì la sua sede a Occhieppo Superiore; il conte Trossi contribuì all’iniziativa fornendo la somma necessaria alla costruzione dell’aviorimessa, terminata nella primavera del 1934.
A inaugurare il nuovo campo, domenica 8 aprile 1934, fu proprio colui che in quegli anni si era speso in giro per il mondo per propagandare le qualità straordinarie, non solo sotto il profilo tecnico ma anche dal punto di vista del valore dei piloti, dell’aeronautica italiana: Italo Balbo.
Personaggio di primo piano del fascismo (era stato l’organizzatore del movimento nel ferrarese e aveva partecipato come «quadrumviro» alla «marcia su Roma»), Balbo era stato nominato prima segretario di Stato all’aviazione (1926) e poi ministro dell’Aeronautica (1929).
In tale veste aveva profuso tutte le sue energie nell’organizzazione della neo costituita Regia Aeronautica, la cui consacrazione a livello internazionale era stata sancita dalle due trasvolate oceaniche compiute tra il 1930 e il 1934: la crociera aerea transatlantica Italia – Brasile (17 dicembre 1930 – 15 gennaio 1931) e la crociera del Decennale (1 – 12 agosto 1933), in Canada e negli Stati Uniti, al termine della quale Balbo era stato insignito del grado di Maresciallo dell’Aria.
Nel gennaio del 1934 Mussolini lo aveva nominato governatore della colonia libica, carica che avrebbe mantenuto fino alla sua morte avvenuta il 28 giugno 1940.
Alla luce di quanto scritto poco sopra, non sorprende quindi che l’annuncio della visita nel Biellese del campione dell’aviazione italiana suscitasse l’entusiasmo delle camicie nere locali «da tempo desiderose – scrisse "Il Popolo Biellese" – di tributare il loro fervido omaggio di amore e di ammirazione all’eroico trasvolatore degli oceani».
La giornata di domenica 8 aprile 1934 (caratterizzata da un "cielo grigio, perlacco, percorso da oscure nuvole minacciose") si aprì con la visita di Balbo al campo di aviazione "Carlo Del Prete" di Vercelli, dove ebbe luogo l’inaugurazione del monumento alla memoria del pilota vercellese Leonida Robbiano, perito durante un volo in India «quando già stava per affermare un nuovo grandioso primato aviatorio all’Italia»; il neogovernatore della Libia passò in rassegna le forze armate del regime, le camicie nere e le organizzazioni fasciste, poi pronunciò un breve discorso per esaltare la figura e il valore dell’aviatore scomparso.
Balbo raggiunse Biella, che «fin dal primo mattino […] pulsava del caratteristico fervore che precede gli avvenimenti sopra gli altri sentiti», intorno alle 15 e 30 e proseguì subito per Occhieppo, diretto alla scuola di volo a vela; al principio del sentiero pietroso che conduceva al campo era stata schierata la 2ª Compagnia di Milizia composta dagli studenti dell’Istituto Industriale "Q. Sella" e comandata dal prof. Walther Bragagnolo, commilitone di Balbo durante la Grande Guerra.
Dopo i convenevoli di rito con le autorità presenti (tra le quali ricordiamo il prefetto di Vercelli Cesare Vittorelli, il podestà di Biella Giuseppe Serralunga, il can. Pietro Boggio presente in qualità di delegato del vescovo Carlo Rossi, i generali Opizzi, comandante della Divisione Aeronautica di Milano, e Fouget, l’on. Leone Garbaccio, oltre ad una nutrita rappresentanza delle organizzazioni fasciste del Biellese occidentale), sotto una pioggia insistente si procedette all’inaugurazione della scuola (che fu intitolata al pilota Enrico Squaglia, rimasto ucciso in un incidente avvenuto il 9 agosto 1933 durante la penultima tappa della crociera del Decennale) e alla benedizione dei gagliardetti della 1ª Centuria Preavieri e della sezione biellese dell’Aero Club.
A conclusione della cerimonia ci furono i lanci degli alianti: il primo volo fu compiuto dal comandante Francis Lombardi (uno dei protagonisti delle trasvolate atlantiche), l’ultimo dall’ing. Vittorio Bonomi, costruttore dei velivoli.
Il Maresciallo dell’Aria fece così ritorno a Biella per recarsi alla cavallerizza coperta della Società Ippica Biellese di via Trieste dove era atteso dal presidente Gino Zanon, che insieme agli altri dirigenti donò all’illustre ospite «un orologio artisticamente rilegato in una staffa d’argento»; ci fu quindi l’esibizione a cavallo di alcuni soci, che percorsero al trotto e al galoppo l’anello della pista dando anche prova della loro abilità nel salto ad ostacoli, e la visita ai nuovi locali della società.
Dopo essersi recato presso la Casa del Fascio di via Littorio (oggi sede dell’Agenzia del Territorio) e averne ispezionato gli uffici in compagnia del segretario cittadino del PNF Piero Pozzo, Balbo si recò in piazza Duomo dove era previsto che pronunciasse un discorso, percorrendo a piedi il breve tratto di strada lungo il quale erano schierate le formazioni di Balilla e di Avanguardisti «che – riportò "il Biellese" – al suo comparire, lancia[ro]no potenti alalà, levando le destre nel saluto romano».
Il segretario Pozzo porse il saluto e il ringraziamento della città sottolineandone l’«ardore di fede fascista» e la «devozione al Duce»; quindi prese la parola Balbo, il quale esordì ringraziando per la «magnifica e vibrante» accoglienza ricevuta e proseguì poi dicendo che di quell’incontro avrebbe portato con sé in Libia il ricordo più grato e simpatico: «Non è vero – affermò ricevendo convinti applausi – che la vostra città, come a torto è stato affermato da taluno, sia fredda ed apatica. Ho veduto […] con quale entusiasmo voi ogni giorno oprate in questi vostri pulsanti opifici che sono l’orgoglio di tutta l’Italia».
E terminò dicendosi sicuro che sotto la guida dei loro capi i biellesi avrebbero saputo «marciare, con la certezza nelle vittorie, verso le nuove conquiste del lavoro, per il quale il Fascismo [combatteva] le sue più belle e più nobili battaglie».
Nel corso del ricevimento offerto in suo onore in Municipio, il Maresciallo dell’Aria ricevette in omaggio dal podestà Serralunga una medaglia d’oro recante incisa su un lato la dedica e sull’altro l’arme storica di Biella.
La giornata biellese di Italo Balbo era così giunta al termine: poco dopo le diciotto il governatore della Libia prese posto sulla sua automobile e ripartì in direzione di Vercelli.
Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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