La figura dell’orso, rimasta assente per più di settant’anni dalla "Passione" di Sordevolo e ripresentata nell’edizione del 2005, è stata al centro di studi che ne hanno evidenziato l’alto valore simbolico all’interno del teatro religioso popolare.
Nelle righe che seguono faremo riferimento alla ricerca compiuta in tal senso da Giancarlo Grimaldi nella riedizione del testo di Delfino Orsi "La Passione di Sordevolo: studio di drammatica popolare".
La presenza dell’orso nelle edizioni del 1924 e del 1934 è attestata con sicurezza dalle fotografie e dai filmati realizzati per l’occasione e conservati oggi presso l’Archivio storico della Passione, ma già nel 1892 Delfino Orsi aveva riportato nel suo volume "La Passione di Sordevolo. Studi di drammatica popolare" il disegno di due diavoli che comparivano sulla scena al termine della Coena Domini, uno con indosso abiti regali, l’altro con le sembianze di un orso.
L’animale si avvicinava agli apostoli, riuniti intorno a Gesù, per scovare il possibile traditore (a tale scopo, in una variante descritta da Adalgisa Manza, l’orso annusava i discepoli): individuatolo in Giuda, iniziava a fare salti e piroette che suscitavano ilarità e divertimento nel pubblico.
Nel 1924 gli orsi sulla scena erano addirittura due, impersonati dal giovanissimo Giovanni Pivano (classe 1915) e da suo padre.
L’orso, dal manto bianco, entrava in scena prima per riconoscere il traditore Giuda e poi per accompagnarlo nel suo cammino verso la morte; durante l’impiccagione l’animale improvvisava una sorta di danza attorno all’albero, sulla cui sommità stava un orso più piccolo pronto a sciogliere il cappio e a consegnare alla turba di demoni il corpo esanime di Giuda perché fosse caricato sul carro infernale.
Dieci anni dopo, nel 1934, il ruolo dell’orso bianco (che pure sfilava nel corteo degli attori lungo le vie del paese) era limitato alla presenza attorno all’albero da cui pendeva il corpo del traditore, mentre il piccolo orso era stato sostituito da un diavolo del tutto simile a quelli che partecipavano alla rappresentazione.
A partire dall’edizione del 1950 la figura dell’orso è stata eliminata dalla scena teatrale.
Giancarlo Grimaldi ha affermato che «il diavolo – orso di Sordevolo [è] uno degli esiti a noi più prossimi di quel confronto/scontro tra la cultura folclorica e la cultura alta, fra la tradizione popolare e la Chiesa che cerca di egemonizzare le reliquie di quello che è stato un complesso culto agreste precristiano […] Gli orsi che nei primi decenni del Novecento sfilano nella sacra rappresentazione di Sordevolo sono ancora il frutto di questo straordinario sapere mitico orale».
A proposito dell’edizione del 2005, Grimaldi ha aggiunto che la riproposizione della figura dell’orso «non può che "rinselvatichire" il teatro di Sordevolo,renderlo più vicino alle origini ed essere, pertanto, generatore di tratti identitari, comunitari, di radici collettive».
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