Dal 1982, ogni edizione del Carnevale di Biella si chiude con il processo al Babi e la conseguente e scontata condanna al rogo: ma qual è la colpa di cui si è macchiato il rospo antagonista di Gipin?
Nella versione più comune della leggenda si narra che il Babi, originario delle zone paludose della bassa vercellese, si avviò un giorno verso i monti biellesi; inebriato dal clima e dalla vista del paesaggio, iniziò a saltellare tutt’intorno e con un poderoso balzo si posò sul ramo di un albero.
In quel mentre arrivarono Gipin e Catlin-a: la donna, attirata dai suoni emessi dal Babi, esclamò «Che bell’uccello, e che originale!», suscitando nel rospo un moto di orgoglio.
Gipin, per nulla impressionato, si rivolse alla moglie dicendole che quello non era un uccello bensì un babi: questo richiamo alla realtà provocò la reazione stizzita del rospo e originò l’inimicizia tra lui e Gipin.
Da allora il Babi, accusato di spacciarsi per l’uccello più bello di Biella, viene portato in tribunale da Gipin e immancabilmente condannato: solitamente l’arringa del Pubblico Ministero si concludeva con queste parole: «[…] cessi una buona volta la sconcia diceria che il più bell’uccello di Biella sia il Babi. Domando per lui il massimo della pena: la morte. La vostra condanna sia severa, inesorabile, esemplare».
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