IL BIELLESE E IL GIRO D'ITALIA

(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 10.03.2012)

 

«C’è un’antica e stretta parentela fra il Giro d’Italia e Biella. Fino a circa 30-35 anni fa la nostra città fu sempre compresa nell’itinerario percorso dai "girini", o nella prima o nell’ultima tappa, da Milano a Torino e viceversa. Quasi sempre a Biella veniva istituito un posto di controllo e di rifornimento, allestito il più delle volte nel viale Regina Margherita […] Il Giro scelse poi altre vie, alla ricerca di sempre nuove novità nell’illusione di aggiornarlo ai tempi e rinunciò ai tradizionali itinerari dei tempi prischi del ciclismo, e quindi anche agli annuali passaggi da Biella. Venne così a mancare alla nostra città e a tutta la regione biellese il consueto spettacolo annuale del passaggio dei corridori […] La grande corsa a tappe, perdendo molto della sua carica popolaresca di sagra del ciclismo italiano, avvolta da una arcana suggestione coi ricordi leggendari dei rudi attori delle prime sue edizioni, modificò un anno dopo l’altro la sua formula e i suoi itinerari, diventando anche un grosso «affare» economico e finanziario coinvolgente cospicui e molteplici interessi non del tutto sportivi».

 

Ci è sembrato appropriato aprire questo articolo sul rapporto tra Biella e il Giro d’Italia con le parole di Ildo Viglieno, che è stato redattore sportivo di giornali come "il Biellese", "Tribuna Biellese", "La Stampa", "Corriere della Sera", nonché uno dei soci fondatori dell’Unione Ciclo Alpina Biellese, perché esprimono al meglio la delusione patita da tutti gli appassionati biellesi di ciclismo nei diciassette anni compresi tra il 1946 e il 1962, durante i quali Biella fu esclusa dagli itinerari del Giro d’Italia (solo in un’occasione, durante la tappa Torino – Locarno del 29 maggio1950, la città laniera fu sede di un traguardo "volante" posto in viale Macallè).

 

 

La prima edizione della corsa rosa si disputò nel 1909 e già due anni dopo (1911) la carovana del Giro attraversò Biella suscitando l’entusiasmo degli sportivi locali: il biellese Giuseppe "Pinotin" Santià, originario di Cavaglià, si mise in luce vincendo tre tappe e piazzandosi quarto in classifica generale alle spalle del vincitore Carlo Galetti, di Giovanni Rossignoli e di Giovanni Gerbi.

 

 

L’intenso impegno profuso dall’Unione Ciclo Alpina Biellese, nata nel 1925, contribuì in maniera determinante a far sì che il passaggio sulle strade biellesi costituisse uno degli appuntamenti fissi del Giro d’Italia almeno fino all’edizione del 1940, l’ultima disputata prima della sospensione forzata a causa della guerra.

 

 

Dopo la lunga attesa sopra ricordata, finalmente nel 1963 il territorio biellese ebbe la possibilità di ospitare l’arrivo dell’undicesima tappa del 46° Giro d’Italia, prevista per il 29 maggio con partenza da Asti e epilogo al Santuario di Oropa.

 

Il giornale "il Biellese" presentò così l’evento: «Dopo 46 anni di vita il giro ciclistico d’Italia finalmente giunge a casa nostra con tappa ad Oropa. Sarà un giorno di festa per tutto il Biellese sportivo, un giorno in cui Biella passerà sulla bocca di migliaia di tifosi italiani».

 

 

In una splendida giornata di sole i corridori del Giro, provenienti da Torino, raggiunsero Cavaglià dove furono accolti da una folla «compatta e disciplinata, entusiasta e festante, rotta ancora dai tratti privi di abitazione, ma che a Sandigliano si tramutava in due nastri ininterrotti»; il tratto Biella – Oropa (11 km di lunghezza con un dislivello di 769,45 metri) mise a dura prova la maglia rosa Diego Ronchini che, pur mantenendo la testa della classifica generale, perse quasi due minuti rispetto al suo diretto rivale Franco Balmamion.

 

La vittoria andò al "camoscio d’Abruzzo" Vito Taccone (già trionfatore nella tappa La Spezia – Asti del giorno prima) che coprì la distanza tra Biella e Oropa in 29’ e 48’’, con la media di 22,212 km/h: l’atleta della Lygie, oltre ad aggiudicarsi il Gran Premio Città di Biella e quindi il relativo orsetto d’argento, stabilì anche il nuovo record della salita.

 

Il giorno dopo la carovana del Giro ripartì da via Milano per affrontare i 214 km della dodicesima tappa Biella – Leukerbad (vinta ancora da Taccone).


La vittoria finale del Giro andò a Franco Balmamion.

 

 

La corsa rosa tornò a Biella nel 1964: la città laniera fu infatti scelta come traguardo di arrivo della penultima tappa Torino – Biella (200 km), in programma sabato 6 giugno.

 

Dopo aver affrontato due impegnative salite, il Col di Joux in Valle d’Aosta e il Croce di Serra, il gruppo dei corridori entrò a Biella percorrendo via Ivrea, attraversò via Lamarmora e via Torino e imboccò viale Macallè in direzione dello stadio Lamarmora al cui interno era stato allestito il traguardo: il primo a sfilare sotto la tribuna centrale gremita di pubblico fu il ventunenne lombardo Gianni Motta, che precedette di 5’’ Franco Bitossi.

 

Domenica 7 giugno la 22ª tappa Biella – Milano, vinta da W. Altig, sancì l’atto conclusivo del 47° Giro d’Italia: la vittoria finale andò al francese Jacques Anquetil, mentre Motta si piazzò al 5° posto.

 

 

Dopo l’edizione del 1964 trascorsero quasi trent’anni prima che la carovana del Giro tornasse a sfilare sulle strade biellesi: risale infatti al 1993 la tappa Torino – Oropa, 20ª frazione del 76° Giro d’Italia.

 

 

I lunghi anni di attesa furono comunque compensati dallo spettacolo offerto agli appassionati biellesi: l’erta salita di Oropa si rivelò ancora una volta un ostacolo durissimo per i pur allenati corridori e mise in seria difficoltà la maglia rosa Miguel Indurain (già vincitore del Giro d’Italia 1992) sottoposto a ripetuti attacchi dal lettone Ugrumov.

 

Il campione spagnolo, che in seguito ribattezzò Oropa "Santuario del Sufrimiento", riuscì comunque a mantenere il primato in classifica e il giorno dopo, domenica 13 giugno, festeggiò a Milano la sua seconda vittoria consecutiva al Giro d’Italia.

 

Il primo a tagliare il traguardo di Oropa fu Massimo Ghirotto, della ZG Mobili – Selle Italia.

 

 

Nel 1996 la 17ª tappa del Giro d’Italia, vinto poi da Pavel Tonkov, si concluse a Biella: a conquistare la vittoria fu il danese Nikolay Bo Larsen, che sul traguardo di viale 53° Fanteria riuscì in volata a precedere il francese Laurent Roux. Terzo arrivò il corridore biellese Sergio Barbero.

 

 

Domenica 30 maggio 1999 la salita di Oropa fu teatro dell’incredibile impresa di Marco Pantani il quale, rimasto accodato in fondo al gruppo a causa di un guasto alla catena avvenuto a circa 8 km dall’arrivo, riuscì con una prodigiosa rimonta a recuperare posizione su posizione fino a raggiungere l’ultimo atleta che si frapponeva fra lui e la vittoria, il francese Laurent Jalabert, a staccarlo e a tagliare solitario il traguardo posto sul piazzale del Santuario.

 

Nella memoria degli appassionati di ciclismo, e non solo, quell’edizione del Giro d’Italia è rimasta però legata alla vicenda del valore troppo alto dell’ematocrito dello stesso Pantani, che costrinse l’atleta della Mercatone Uno al ritiro forzato; il Giro fu poi vinto da Ivan Gotti.

 

 

L’ultima apparizione dei corridori del Giro sulle strade biellesi risale all’edizione del 2007, con la vittoria di Marzio Bruseghin nella cronometro individuale da Biella a Oropa.

 

In quell’anno il Giro è stato vinto da Danilo Di Luca.

 

 

FONTI

 

  • il Biellese, bisettimanale cattolico
  • Ildo Viglieno, Biellesi al Giro d’Italia, in Biella: rassegna mensile del comune e bollettino statistico, n.6 maggio 1963
  • Giovanni Tarello, Il Piemonte e il Giro d’Italia, Tipografia Ed. Saviolo, Vercelli 2001
  • G. Tarello, Unione Ciclo Alpina Biellese: 80 anni di storia e di gloria, Gariazzo, Vigliano B.se 2005