Pietro Angelo Camana nasce a Robbio (Pv) il 7 maggio 1906 da Giuseppe e Catterina Bazzano.
Di famiglia contadina, nel marzo 1925 sposa Giuseppina Ladisletti (1906), originaria di Vercelli, dove la coppia va a stabilirsi; l’8 luglio 1926 nasce la primogenita Renata, a cui poi si aggiungeranno Sante, detto Tino (1931), Maria Teresa (1934) e Giovanni (1938).
Privo di un’occupazione fissa, Pietro passa da un lavoro all’altro: bracciante agricolo, muratore, operaio a giornata, venditore di acciughe.
Le sue simpatie anarchiche lo portano a scontrarsi con i fascisti: durante il regime, ritenuto sospetto per la sua vicinanza alle posizioni del Partito comunista, sconta più volte il carcere e allo scoppio della guerra subisce anche la requisizione della tessera alimentare.
Dopo l’8 settembre 1943 è tra i primi a aderire al nascente movimento partigiano, con il nome di battaglia “Primula”.
Tenta di riunire i soldati italiani sbandati lungo il Sesia e si impegna nella ricerca di armi per i gruppi che si stanno formando sulle montagne.
Al termine del duro inverno 1943/44, Pietro Camana è raggiunto sulla Serra dai figli Renata e Tino e dalla moglie Pina, che a Sala contribuisce all’organizzazione dei servizi di assistenza, di cucina e di lavanderia per i partigiani: «[…] si occupava delle staffette, – ricorderà Anna Marengo “Fiamma” – lavava dalla mattina alla sera e quando non faceva questo, cuoceva degli enormi paiuoli di peperonata, piccante come il fuoco, per tutti noi».
“Primula” si dimostra un combattente deciso e coraggioso e nell’aprile 1944 è incaricato dal comando della 2ª Brigata di formare una squadra con cui operare nella pianura del Biellese occidentale e del Vercellese.
Il gruppo compie imboscate e sabotaggi nella zona di Carisio, Arro, Salussola, San Damiano, Massazza; contando sulla sua conoscenza del territorio e su uomini fidati, “Primula” instaura un rapporto di reciproco rispetto e di collaborazione con la popolazione contadina.
La sua personalità si rivela molto forte e attrattiva, soprattutto nei confronti dei giovani braccianti della Bassa, ma anche insofferente alle gerarchie:«Pietro Camana (Primula) – hanno scritto Anello Poma e Gianni Perona […] aveva del popolano l’impulsività, un certo fare teatrale e insieme il fastidio delle esteriorità e della disciplina. […] conservava un forte individualismo con tendenze anarchiche, ed era molto restìo a sottoporre le pattuglie da lui dirette ad un comando partigiano. […] “Primula” conservò sempre la sua diffidenza, in particolare verso i partigiani non garibaldini [frequenti sono infatti le tensioni con i giellisti della Brigata “Cattaneo”, giunti sulla Serra nell’agosto del 1944], con conseguenze piuttosto serie a cui il comando garibaldino dovette provvedere con misure energiche».
Il reparto di “Primula” (divenuto battaglione “Vercelli”) si distingue durante i mesi estivi e autunnali in una serie di brillanti azioni di guerriglia (tra cui l’assalto al presidio di Cigliano).
Alla vigilia della battaglia del 1° febbraio il grosso del reparto si sposta in pianura, mentre a Sala rimane solo un distaccamento al comando di “Primula”: il valoroso partigiano vercellese rimane purtroppo ucciso nel corso dei combattimenti, colpito dalle schegge di una bomba di mortaio.
La notizia semina incredulità e sconforto tra i suoi compagni: «Ci abbracciammo con muto dolore e con rabbia impotente – ricorda Natale Sasso “Saetta” – In quel momento tanto difficile piangemmo e ci sentimmo come tanti orfani».
Il comando del “Vercelli” (trasformato in 182ª Brigata “Pietro Camana Primula”) passa al fidato vice Giulio Casolaro “Nino”, mentre Pina e i figli Renata e Tino proseguono la militanza partigiana fino alla Liberazione.
Le fotografie sono tratte dalla pubblicazione Piero Camana "Primula" e i partigiani vercellesi alla battaglia di Sala, 2 febbraio 1945, edita dall’A.N.P.I. Vercelli, anno 1976
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