La storiografia resistenziale ha per lungo tempo insistito sulla presunta diffidenza che avrebbe animato inglesi e americani nei confronti della Resistenza italiana, sostenendo che le difficoltà nel ricevere armi e altro materiale fossero essenzialmente dovute alla riluttanza degli Alleati a sostenere formazioni che si rifacevano al Partito comunista.
Recentemente lo storico Tommaso Piffer, dopo un’attenta analisi dei documenti dei servizi segreti militari inglese e americano, ha ricostruito la vicenda generale dei rapporti tra gli Alleati e la Resistenza, rivendendo questa tesi e affermando che non esisteva da parte angloamericana alcuna preclusione nei confronti dei garibaldini: «Le formazioni che mostravano di essere in grado di arrecare danni ai tedeschi furono rifornite e appoggiate, le altre no. Né considerazioni di lungo periodo né la rinuncia ai vantaggi militari che si sarebbero potuti ottenere sostenendo la Resistenza determinarono discriminazioni nei confronti delle bande partigiane […] In alcuni casi i responsabili dei servizi inglesi si mostrarono riluttanti a trasmettere ai comandi relazioni che mettevano in cattiva luce le formazioni comuniste, per timore che questo generasse una contrazione degli aiuti nei loro confronti».
Nel Biellese i dissidi sorti in merito alla distribuzione delle armi tra i vari reparti sfociarono in una situazione di forte tensione tra i garibaldini e le altre formazioni minori presenti nella zona, in particolare la brigata "Carlo Cattaneo" di Felice Mautino "Monti" (VII divisione Giustizia e Libertà).
I garibaldini accusarono gli Alleati (e soprattutto gli inglesi, presenti sul territorio biellese dalla metà di novembre ‘44 con la missione "Cherokee") di essere più inclini a prestar ascolto agli ambienti moderati e conservatori biellesi e di essere prevenuti nei confronti dei partigiani "comunisti".
Queste accuse non sono però confermate dalla documentazione esaminata da Piffer, il quale ha affermato: «L’impressione è piuttosto che i garibaldini, in Piemonte come in tutte le altre zone, valutassero l’atteggiamento alleato in relazione all’accondiscendenza verso le proprie strategie, denunciando come sabotatori tutti coloro che non vi si uniformassero».