Sono trascorsi più di settantacinque anni dalla sera di quel fatidico mercoledì 8 settembre 1943, in cui il Maresciallo Pietro Badoglio, capo del governo italiano, annunciò la firma dell’armistizio con gli anglo-americani e la conseguente cessazione delle ostilità.
Enorme fu l’impressione che quell’annuncio fece sulla gran parte della popolazione italiana, illudendola che la guerra fosse realmente giunta al termine: illusione che svanì però rapidamente di fronte alla fulminea reazione delle truppe tedesche, capaci in pochi giorni di assumere il controllo del paese disarmando i soldati italiani, colpevolmente abbandonati dai comandi superiori senza ordini e senza indicazioni sul comportamento da mantenere.
Sono note le vicende legate all’annuncio dell’armistizio (la fuga a Brindisi del re Vittorio Emanuele III e della sua famiglia, di Badoglio e degli ufficiali appartenenti allo Stato Maggiore dell’esercito, della marina e dell’aviazione; la resistenza dei soldati italiani di fronte ai tedeschi, in particolare a Roma e nell’isole greche di Corfù e Cefalonia; l’affondamento da parte tedesca della corazzata italiana “Roma”) e non è nostra intenzione darne un ulteriore resoconto: al lettore interessato basterà fare una rapida ricerca bibliografica e troverà un cospicuo numero di studi, di libri, di siti internet con cui soddisfare la propria curiosità.
Quello che noi vorremmo presentare qui è un modestissimo contributo alla conoscenza della storia biellese legata a quegli anni tragici: il Biellese è stato infatti, nei giorni immediatamente successivi all’annuncio di Badoglio, uno dei primi territori italiani su cui si sono costituite le formazioni partigiane, protagoniste nei venti mesi successivi di una dura lotta contro i nazifascisti.
Per avere un quadro di quali impressioni fossero state suscitate nel Biellese dagli eventi dell’8 settembre, al di là dei ricordi personali di chi c’era, ci è sembrato opportuno esaminare l’unico organo d’informazione locale allora presente, e cioè il bisettimanale "Il Biellese" (dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, il bisettimanale fascista "Il Popolo Biellese" aveva infatti cessato le pubblicazioni).
Il giornale diretto da Germano Caselli esce venerdì 10 settembre (i giorni di pubblicazione, allora come oggi, erano martedì e venerdì), a distanza di quasi due giorni dall’ufficializzazione dell’armistizio.
La notizia viene data ovviamente in prima pagina ma senza un risalto particolare: il titolo principale (a quattro colonne) recita «Le forze italiane hanno cessato ovunque la resistenza in obbedienza all’armistizio chiesto dal Maresciallo Badoglio» e fa da introduzione al testo letto alla radio dal capo governo la sera dell’8 settembre.
Sempre in prima pagina sta un lungimirante articolo intitolato «Dignità nella sventura», non firmato ma probabilmente attribuibile al direttore Caselli, che molto lucidamente analizza la situazione e invita alla prudenza, lasciando presagire che il peggio non era ancora passato: «L’ora che volge è estremamente triste per gli italiani. Ma la angoscia che ci stringe il cuore non deve farci disperare e le prove che ancora ci attendono – forse le più gravi – devono trovarci concordi e fidenti in Dio … L’armistizio non è la fine della guerra. Essa divampa intorno a noi e può investirci anche più da vicino Il grande incendio si alimenta ancora di odii implacabili e di rancori profondi: non bisogna farsi delle illusioni».
L’articolo, che prosegue invitando a guardare al Vangelo come guida e auspicando l’unione di tutti gli uomini nella luce di Dio, si conclude con l’invocazione alla tradizionale protettrice del territorio biellese, la Madonna di Oropa.
Un breve trafiletto contiene invece un appello («Ciascuno rimanga con dignità e coscienza al proprio posto di lavoro») firmato dai partiti politici riabilitati dopo la caduta del regime fascista: il Partito Liberale, il Partito d’Azione, la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista di Unità Proletaria, il Partito Comunista.
Più specificamente dedicato alle reazioni verificatesi nel Biellese alla notizia dell’armistizio è invece un breve resoconto della rubrica "Cronaca cittadina", nelle pagine interne del giornale: «La notizia che il Maresciallo Badoglio aveva chiesto l’armistizio e che questo era stato firmato è corsa rapidissima mercoledì sera in tutta la città e in tutto il Biellese. Sebbene la fine della guerra sia in cima ad ogni pensiero per tutta la popolazione che l’ha subita senza sentirla, tuttavia la grave notizia fu accolta con un sentimento complesso di sollievo nel pensiero dei combattenti, ma di accoramento per la sventura che nella Patria obbligata a cedere perché ormai senz’armi colpisce tutti noi. E in tutti era l’ansioso pensiero del domani, delle prove che ci attendono prima di raggiungere la pace e oltre la pace. Nonostante tutto ciò il popolo biellese ha accolto la notizia con fortezza e con serenità, unita alla più alta speranza di riabbracciare presto i congiunti, i fratelli combattenti, e riprendere con loro le vie del pacifico lavoro e della ricostruzione. Né mercoledì sera né ieri non si ebbero dimostrazioni pubbliche di alcun rilievo, anche se ieri le vie della città sono state più affollate del solito perché la massa degli operai non si è presentata al lavoro. La gran parte dei negozi però erano aperti e nelle aziende minori si è lavorato. Nessun incidente di rilievo ha turbato l’ordine, a cui hanno sorvegliato le truppe del Presidio, Carabinieri e Fanti, fatti spesso oggetto alle dimostrazioni cordiali della popolazione. Stamane si va riprendendo dappertutto la solita attività».
Come si è potuto constatare, il tono degli articoli dedicati all’armistizio è molto dimesso, quasi che al di là dell’euforia momentanea per quella che si crede (o si spera) sia la fine della guerra, si abbia già coscienza di quello che sarebbe accaduto nei mesi a venire.
Il 21 settembre le truppe germaniche entrano a Biella: solo una settimana prima il maggiore Moser, durante un incontro con le autorità cittadine, ha assicurato al commissario prefettizio Maggia e al capitano dei Carabinieri Crimi che da parte tedesca non c'era la volontà di occupare la città.
Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella (È vietata la riproduzione e la diffusione delle immagini senza la preventiva autorizzazione del titolare dei diritti).
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