La presenza di spie e informatori tra la popolazione civile rappresentò un problema di difficile soluzione per lo schieramento partigiano: «La spia - ha osservato Pierfrancesco Manca - fu il principale nemico delle formazioni partigiane, perchè il legame strettissimo che univa i resistenti al territorio e la loro provenienza in gran parte autoctona rappresentavano altrettanti punti deboli in caso di delazione»; Manca ha poi aggiunto che «gli informatori dei fascisti erano odiati, disprezzati e temuti non solo dagli antifascisti, ma anche dai renitenti e dalle loro famiglie, che potevano diventare facili prede delle forze di polizia repubblicane».
A conferma dell'isolamento e del disprezzo di cui erano vittime i collaboratori dei nazifascisti sta l'amaro commento de "Il Lavoro Biellese" sull'uccisione di Colombina Delpiano: «Non un operaio, non un'operaia, che si sappia, sono intervenuti a suo favore, hanno trovato per lei, per la sua fine, parole di compianto o, per lo meno, di commiserazione».