Da più di mille anni la chiesa di San Biagio rappresenta il punto di riferimento per i fedeli del Vernato.
Ad epoca anteriore all’anno Mille risale infatti la costruzione dell’edificio primitivo, che don Delmo Lebole ritiene fosse con tutta probabilità simile alla chiesetta di San Maurizio, e cioè «di modeste dimensioni, ad unica navata, proporzionato al numero degli abitanti».
Nel corso dei secoli il tempio subì trasformazioni profonde.
Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo fu ricostruito mantenendo un’unica, ampia navata nelle cui pareti furono ricavate diverse cappelle laterali; alcune fonti sostengono che la chiesa sia stata consacrata nel 1502 dal cardinale Giuliano della Rovere, vescovo di Vercelli e futuro papa con il nome di Giulio II, ma è più verosimile che la solenne dedicazione (e la conseguente trasformazione in chiesa parrocchiale) sia avvenuta nel 1533 ad opera di mons. Guglielmo di Gattinara, vescovo titolare di Nicomedia.
Al suo interno trovarono spazio opere di notevole pregio artistico, tra le quali spicca l’ancona dell’altare maggiore dedicata alla Deposizione di Gesù dalla croce e realizzata dal pittore Boniforte Oldoni e dal legnamaro Materno de Materni (entrambi di Vercelli).
Al principio del 1600 la chiesa di San Biagio assunse il suo aspetto attuale, anche se non si arrestarono i lavori volti ad apportare all’edificio ulteriori migliorie nell’architettura e nelle decorazioni artistiche (l’edificazione del campanile, la ricostruzione dell’altare maggiore, la realizzazione del Tabernacolo, della cantoria, dell’ampio porticato, della gradinata in pietra di fronte alla facciata): tali lavori si poterono considerare conclusi nel 1940 con il rifacimento in marmo dell’altare maggiore e del pavimento del presbitero.
Allo sviluppo urbanistico che interessò la zona sudoccidentale della città a partire dagli anni del secondo dopoguerra si accompagnò il notevole incremento della popolazione del Vernato, che passò dai cinquemila abitanti del 1951 ai quasi dodicimila del 1970.
Di fronte alla parallela crescita del numero dei fedeli, il parroco don Giuseppe Finotto ritenne quindi necessario intervenire sulla chiesa parrocchiale per accrescerne la capacità ricettiva.
Tra i progetti presentati, quello dei fratelli Aragnetti (1953) prevedeva l’ampliamento della chiesa antica attraverso l’abbattimento del presbitero e del campanile, con il prolungamento dell’edificio fino a fargli assumere la forma di croce di latina; il disegno realizzato dall’ingegner Nicola Mosso concerneva invece l’abbattimento del tempio primitivo (e della casa parrocchiale) e la sua sostituzione con una chiesa a stella; anche l’architetto Guido Maffezzoli intendeva costruire un nuovo edificio, di forma rettangolare, a sud della casa parrocchiale.
Il progetto infine approvato nel 1965 fu quello dell’architetto Enrico Villani, che contemplava l’erezione di una nuova chiesa estesa su una superficie di 950m² e collegata a quella vecchia; al centro dell’edificio (a pianta quadrata con un matroneo a quattro gradinate) sarebbe stato collocato l’altare, realizzato impiegando un enorme tronco di castagno; le ampie vetrate disposte sui lati, oltre che nella cupola centrale a vela, avrebbero garantito un’adeguata luminosità.
I locali ricavati nel sotterraneo sarebbero stati destinati a ospitare l’Oratorio.
Il Comune di Biella concesse la licenza edilizia nel novembre del 1966.
Demolita una parte della casa parrocchiale, i lavori, affidati alla ditta Martiner Testa Clide e Desio, presero il via il 21 novembre 1967 con lo scavo delle fondamenta; il 3 febbraio 1968 si procedette alla posa della prima pietra «con grande solennità – scrisse "il Biellese" (06.01.1970) – e l’intervento di numeroso pubblico e delle massime autorità cittadine religiose e civili, alle quali si univa il Senatore Giuseppe Pella».
L’impazienza con cui la popolazione del Vernato attendeva il completamento della "chiesa nuova" fu testimoniata dalla grande partecipazione alla Messa di Natale del 1968: «Venne celebrata nel locale sotterraneo, come un tempo nelle catacombe. È un ritorno alle origini, un ritorno a Betlemme, perché nel cantiere, all’esterno, si è accampato un pastore con il suo gregge di pecore ed è stato acceso un falò, mentre sulla gru del cantiere è issata una cometa visibile da molte parti della città».
Il persistere del gelo provocò qualche ritardo nelle gettate di cemento; pur tuttavia nel marzo del 1969 si poté procedere all’installazione delle travi e delle intelaiature destinate a sorreggere la copertura: «Sono 49 tonnellate di ferro che poggiano su robusti pilastri e completeranno l’imponente opera dopo ricoperte di rame».
La Messa di Natale del 1969 fu celebrata all’interno dell’edificio ormai in fase di ultimazione: «L’ha officiata il prevosto, don Giuseppe Finotto, commosso per il grande evento che celebrava la realizzazione di un progetto perseguito con intensa attività e dedizione e rispondeva all’attesa della popolazione vernatese».
La cerimonia di consacrazione fu fissata per giovedì 19 marzo 1970, una data non casuale, essendo coincidente, ricordò "Eco di Biella" sul numero del 23 marzo, con l’anniversario dell’«ingresso in diocesi del presule della Chiesa Biellese [mons. Carlo Rossi], avvenuto lo stesso giorno di S. Giuseppe del 1937».
La celebrazione si svolse nel pomeriggio alla presenza di una considerevole folla di fedeli e dei rappresentanti delle istituzioni cittadine (ricordiamo tra gli altri il sindaco Franco Borri Brunetto, gli assessori Petrini, Squillario e Vaglio Laurin, il presidente del comitato promotore della costruzione della nuova chiesa di San Biagio comm. Bruno Blotto Baldo, il presidente della Cassa di Risparmio avv. Saettone).
Il vescovo Rossi fece il suo ingresso processionale all’interno della nuova chiesa e, dopo aver raggiunto l’altare, illustrò ai presenti il significato profondo del rito; quindi provvide a deporre sul nuovo altare di pietra racchiuso in un tronco di castagno l’urna contenente le reliquie di San Biagio, il patrono della parrocchia, e della vergine e martire Maria Goretti.
Commosse parole di ringraziamento pronunciò poi don Finotto, al quale – sottolineò "Eco di Biella" – andava riconosciuto il merito di aver fortemente voluto la nuova opera senza mai cedere «di fronte alle difficoltà che a volte parvero insormontabili».
La cerimonia proseguì con la celebrazione della messa, allietata dai canti della corale parrocchiale di San Biagio, e si chiuse con gli elogi che mons. Rossi rivolse a «parroco, comitato, fedeli vernatesi per la testimonianza di fede cristiana offerta alla Chiesa biellese».
(Leggi anche Un'opera controversa)
Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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