Il 25 ottobre 1918 moriva sui Monti Solaroli il biellese Mario Cucco, tenente del 4° reggimento Alpini.
Mario Cucco, figlio di Giovanni, noto e stimato ingegnere, e di Clementina Valle, era nato a Biella il 22 luglio 1896; conclusi gli studi al Liceo Ginnasio si era iscritto a Medicina.
La chiamata alle armi era giunta il 23 novembre 1915 (l’Italia era in guerra con l’Austria-Ungheria dal 24 maggio di quell’anno).
Inizialmente assegnato al 1° reggimento Artiglieria di montagna, era stato in seguito ammesso alla Scuola militare di Modena per frequentare il corso per aspirante sottotenente di complemento.
Diplomatosi nel giugno del 1916, era stato incorporato nel 4° reggimento Alpini (battaglione "Aosta") e inviato al fronte, dove aveva immediatamente dimostrato il proprio valore.
«Il 10 ottobre 1916 – ricordò il fratello Cornelio nel 1920 in occasione dello scoprimento al Liceo Ginnasio di Biella della lapide in memoria degli ex allievi caduti durante la guerra – combattè all’Alpe Cosmagnon e fu leggermente ferito, ma non dovette entrare all’Ospedale. Ebbe la Medaglia di Bronzo al valore […] Il 17 ottobre dello stesso anno andava volontariamente all’attacco del Dente del Pasubio; rimaneva gravemente ferito, con permanente lesione delle funzioni della mascella, e riportava la medaglia d’argento […] La ferita era gravissima: appena ristabilito ottenne di ritornare al suo reparto. Nel maggio 1917 combattè alla presa del Vodice; a testimonianza di compagni e superiori, il povero Mario fu eroico e sostenne situazioni terribili: non ebbe ricompensa al valore […] In compenso ebbe però, il giorno 20 di maggio, una grave ferita al torace ed una al braccio; non poteva più far marcie o fatiche: volle tornare al battaglione».
Malgrado le precarie condizioni fisiche, il giovane ufficiale biellese non esitò a prendere parte ai violenti combattimenti che infuriarono sul Grappa alla fine dell’ottobre 1918, preludio all’epilogo vittorioso del conflitto.
«Nella notte del 26 ottobre 1918 – scrisse ancora Cornelio Cucco – al Monte Istrice (quota 1730 dei Solaroli) cadeva combattendo al comando della sua 43ª compagnia. Il maggiore cav. Vecchi lo propose per la seconda medaglia d’argento».
Sepolto nel cimitero militare di Caniezza, Mario Cucco fu in seguito traslato al Cimitero di Oropa, accanto alla sorella Lina, morta di polmonite a soli 22 anni nel novembre del 1917.
Fondata nel 1922, la sezione biellese dell’Associazione Nazionale Alpini assunse sei anni dopo la denominazione di "Battaglione biellese Mario Cucco".
Il 12 giugno 1938, durante il raduno interregionale tenutosi nella città laniera alla presenza del presidente nazionale Angelo Manaresi, ebbe luogo la cerimonia di benedizione del gagliardetto: l’onore di reggere il vessillo spettò al giovane Mario Cucco, nipote dell’ufficiale alpino morto sui Solaroli.
Dopo la seconda guerra mondiale la sezione A.N.A. fu ricostituita grazie all’impegno di Alberto Buratti, Piero Fessia e Mario Balocco (eletto presidente nel 1947).
Nel gennaio 1953, durante l’assemblea annuale dei soci che lo riconfermò alla presidenza, Mario Balocco annunciò che tra le iniziative in programma per quell’anno rientrava l’erezione al Piazzo di un busto bronzeo in onore del tenente alpino al quale la sezione era intitolata, Mario Cucco; a farsi carico della sua realizzazione sarebbe stato lo scultore biellese Giovanni Cantono.
Intorno alla metà di giugno i giornali locali annunciarono il termine dei lavori e la data dell’inaugurazione: «Domenica 21 giugno – scrisse "il Biellese" (12.06.1953) – le "penne nere" biellesi si ritroveranno ancora una volta a Biella per fraternizzare e rievocare coi canti nostalgici della montagna la solidarietà che sempre ha animato gli "scarponi" in guerra e in pace. Il raduno degli Alpini assumerà alto significato, poiché sarà esaltata, in una cerimonia solenne ed austera, la memoria del purissimo Eroe Alpino Biellese Ten. Mario Cucco […] Per onorare la memoria dell’eroico concittadino, al Piazzo che gli diede i natali, si inaugurerà un busto in bronzo […] Il ricordo sorgerà nella piazza che con squisito gesto il Sindaco della nostra città ha voluto intitolare al nome stesso del Lupo del Pasubio».
«Il programma – informò "Eco di Biella" (18.06.1953) – prevede per le ore 9 l’ammassamento degli alpini in piazza Cisterna e per le 10 il ricevimento delle autorità presso il Circolo del Piazzo. Alle 10,30 in corteo essi si recheranno a rendere omaggio alle lapidi che ricordano il sacrificio dei Caduti. Alle 11 […] verrà celebrata una Messa al campo, dopo di che verrà scoperto il busto […]».
Mantenendo fede alla sua vocazione critica, il giornale diretto da Germano Caselli aggiunse che «in questi ultimi giorni – meglio tardi che mai – il Municipio ha fatto riparare alla meglio la piazza in cui sarà sistemato il busto, che appariva in uno stato di desolante disordine».
Domenica 21 giugno 1953, alla presenza di un pubblico numeroso, gli alpini biellesi (ai quali si aggiunsero i rappresentanti delle sezioni A.N.A. del Vercellese, del Canavesano e del Torinese, il colonnello Gambaro in rappresentanza del presidente nazionale dell’A.N.A., nonché la 43ª compagnia del battaglione "Aosta") si radunarono al Piazzo, che per l’occasione si presentò «vestito a festa».
Tra le numerose personalità convenute (il sindaco di Biella Bruno Blotto Baldo, gli assessori e i consiglieri comunali, i rappresentanti della Prefettura e delle forze dell’ordine) e per le quali era stato approntato un palco in piazza Cucco, spiccava il ministro Giuseppe Pella.
Preceduta dal corteo che dalla sede del Circolo del Piazzo si dipanò fino a piazza Cucco, la cerimonia ebbe inizio alle ore 11 con la benedizione del busto di Mario Cucco (collocato su un basamento di granito della Balma, «offerto con gesto largamente apprezzato dall’industriale sig. Egidio Vella, da Sagliano Micca»); fece seguito la messa al campo celebrata dal cappellano alpino don Pietro Bricarello, sulle note dell’Inno del Piave eseguito dalla banda "Cittadina".
Al termine della funzione don Bricarello ricordò la figura di Mario Cucco, sottolineandone «gli alti meriti militari, spirituali e morali, oltreché alpini» e esortando «"veci" e “bocia” presenti a seguire l’esempio del commilitone che fece olocausto della vita per la purezza dell’ideale patrio».
Prese quindi la parola il presidente Mario Balocco, il quale spese parole di ringraziamento nei confronti del sindaco e della giunta «per aver deciso di intitolare la piazza, sulla quale sorge la rievocazione scultorea, al Tenente pluridecorato e mutilato Mario Cucco».
Spettò poi al tenente colonnello in congedo Silvio Gabriolo, che di Mario Cucco era stato comandante, concludere la cerimonia pronunciando l’orazione ufficiale.
L’ex ufficiale dell’"Aosta" riportò alla memoria le gesta compiute dall’alpino biellese durante la permanenza al fronte: particolare emozione suscitò (e suscita tuttora) la rievocazione della prova estrema a cui Mario Cucco non volle sottrarsi.
«Dolorante per le schegge che ancora gli laceravano il polmone, in un supremo e quasi disperato richiamo a tutte le Sue energie morali, Mario Cucco non chiamato, non costretto, anzi sottraendosi ai certi e giusti divieti dei Suoi Superiori, ritorna al Suo Battaglione che sa destinato ad una severissima prova: ritorna fra i Suoi Alpini che vuole ancora animare e guidare: cade stroncato per non più rialzarsi. E udite, o Alpini, quale fu l’ultimo ordine dato agli Alpini dal Tenente Mario Cucco: “trasportate il mio corpo inerte fuori dal camminamento per il quale debbono affluire i sopraggiunti reparti, affinchè esso non ne rallenti il necessario rapido corso” […] E così Mario Cucco non è tornato ai Suoi cari, alla Sua casa, alla Sua città, ai Suoi studi».
("In memoria di Mario Cucco", A.N.A. Sezione di Biella, Biella 1953)
Il rancio consumato nei locali dell’Asilo del Piazzo fu il degno suggello alla giornata commemorativa e contribuì a rinsaldare «quei legami di fratellanza e di solidarietà che sempre hanno animato le balde Penne Nere, tanto in pace quanto in guerra».
(Le citazioni in corsivo sono tratte da "il Biellese" del 23.06.1953)
(Leggi anche Un cippo per ricordare i Caduti del Grappa)
Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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