Prima che il progetto della strada "Trossi" fosse approvato, l’ipotesi di realizzare un raccordo autostradale con la Torino – Milano suscitò un vivace dibattito tra favorevoli e contrari.
Nel 1952 un’impresa torinese prospettò la costruzione di un tratto autostradale della lunghezza di circa 17km «tra S. Maurizio (sul tratto Biella – Candelo) e un punto della Torino – Milano situato a circa 1,5km. a occidente del casello di Carisio», con un preventivo di spesa che si aggirava intorno ai 750 milioni di Lire.
Su invito dell’Unione Industriale Biellese intervenne nella discussione l’ingegnere Bruno Bolis, docente al Politecnico di Milano e autore di «numerose e quotate pubblicazioni stradali», il quale dalle pagine di "Rivista Biellese" si mostrò assai critico nei confronti dell’autostrada: «Rappresenta l’autostrada […] la migliore soluzione dei problemi che assillano il grave e diffuso malessere della viabilità biellese? […] A mio avviso la riposta è facile e, oggi come oggi, negativa sia dal lato tecnico che da quello economico: dal lato tecnico, in quanto l’autostrada progettata è del vecchio "tipo Puricelli", divenuto pericoloso con l’aumentare del traffico a motore; dal lato economico, in quanto il piano di finanziamento dell’opera si basa su ipotesi troppo ottimistiche per il presente e incerte per il futuro».
L’ingegner Bolis, dopo aver illustrato le caratteristiche tecniche che rendevano il progetto ormai obsoleto (ad esempio l’impossibilità per le auto in panne di sostare al di fuori della carreggiata e la mancanza di sicurezza per gli automobilisti impegnati nei sorpassi), si soffermò poi sulla scarsa economicità dell’opera: «Costando 750 milioni […] l’autostrada richiederebbe […] non meno di 80 milioni di lire all’anno di introiti, pari a 220 mila lire giornaliere. Anche ammesso che tutto il traffico a distanza abbandonasse le attuali libere strade e passasse all’autostrada […] questo traffico è oggi ancora modesto, sì che i pedaggi dovrebbero essere elevati e superiori a quelli praticati dalle altre autostrade».
Esprimendo tutta la sua contrarietà a quei progetti di ampio respiro che alla prova dei fatti si dimostravano di impossibile realizzazione, l’ingegner Bolis si spinse ad affermare che, «salvo rarissime eccezioni, non [era] tempo di autostrade ma di allargamenti, rettifiche, miglioramenti delle strade statali e provinciali, come del resto [avveniva] negli altri Paesi, meno superficiali e tecnicamente più preparati del nostro».
La parte successiva dell’articolo fu quindi dedicata a presentare i vantaggi in termini di utilità e di spesa del progetto "Trossi" (rientrante appieno nella categoria di opere stradali che il professore milanese mostrava di apprezzare).
«La strada Trossi – concluse Bolis – una volta aperta al traffico, non risolverà tutti i problemi di Biella (sarebbe troppo pretenderlo) ma rappresenterà per la loro risoluzione un primo importante passo […] realizzando il sogno del compianto conte Trossi [… i biellesi] confermeranno la loro fama di cauti montanari, di solidi uomini d’affari, di gente che sa curare i propri interessi e nello stesso tempo provvedere al benessere e all’elevazione delle classi più umili».