Nel 1947 Alessandro Trompetto, nell’articolo significativamente intitolato "Per l’avvenire della nostra terra", richiamò l’attenzione su un tema destinato negli anni a rimanere centrale nella discussione riguardante i metodi per incentivare lo sviluppo economico del Biellese: la necessità di provvedere al miglioramento delle vie di comunicazione.
Scriveva infatti l’architetto biellese: «Manchiamo di strade adatte ai nostri traffici, molte località sono completamente staccate da altri centri con grave pregiudizio dell’unità stessa; si pensi al Ponzone, a Trivero, alla Valsessera quasi avulsi dal rimanente territorio nostro; si pensi al Biellese occidentale ed ai collegamenti colla Val d’Aosta destinata col traforo del Monte Bianco a riprendere il primato, sempre avuto nei secoli, delle comunicazioni transalpine; si pensi alle comunicazioni viarie più dirette con Milano centro principale di mercati; manchiamo ancora di un raccordo autostradale diretto come Como, Varese, Sesto Calende, ecc; alcune zone turistiche attendono ancora di essere scoperte e valorizzate, alcuni borghi progressivamente si spopolano perché dimenticati dalle comunicazioni tutte».
L’impietosa disamina si concludeva comunque con un auspicio: «Auguriamoci che il travaglio durissimo di questi ultimi anni sia valso a maturare in noi una migliore comprensione dei nostri interessi e che l’attività costruttiva della nostra generazione torni degna dei padri nostri e ci valga poi la riconoscenza dei nostri figli».
All’inizio degli anni Cinquanta l’Automobile Club di Biella raccolse la sfida presentando diverse proposte volte ad affrontare concretamente il problema dello sviluppo viario del Biellese, la più ambiziosa (e onerosa) delle quali era sicuramente quella inerente il collegamento all’autostrada Torino – Milano; non meno importante e, sottolineava Gian Maria Basini alla fine del 1952, «urgentissima, più che indispensabile», era anche la sistemazione del tratto Biella – Vercelli, sul quale «il traffico è destinato a raddoppiarsi in breve tempo».
Della questione si fece carico l’amministrazione provinciale di Vercelli, che attraverso la Commissione di studio istituita di concerto con le autorità biellesi individuò nel cosiddetto "progetto Trossi" la soluzione più adeguata per realizzare un’arteria stradale moderna e funzionale.
L’intuizione del conte Carlo felice Trossi, risalente al
1940, concerneva la realizzazione di un tratto di 8,5km che partendo dalla chiesa di Gaglianico attraversasse Savagnasco e Verrone per poi ricongiungersi alla provinciale all’inizio della discesa su Massazza.
Il 21 ottobre 1957, alla presenza del Commissario straordinario alla provincia dott. Pasino, del sindaco di Biella Bruno Blotto Baldo, dell’on. Giuseppe Pella, del progettista ing. Grupallo, del presidente della locale sezione dell’A.C.I. comm. Bocca, e di Lisetta e Vittoria Trossi, moglie e figlia del conte Carlo Felice (scomparso nel 1949), fu posta al Masarone la prima pietra della nuova strada.
I lavori, seguiti con attenzione dal bisettimanale "Eco di Biella", furono contraddistinti da una serie di contrattempi che ne provocò il rallentamento, tanto che l’inaugurazione, prevista per l’autunno del 1959, slittò alla tarda estate del 1960.
Uno dei maggiori problemi fu rappresentato dalla necessità di costruire un sottopassaggio ferroviario a qualche centinaio di metri dalla stazione di Candelo: «[…] è noto che il tracciato interseca a un certo punto la ferrovia per Santhià – scriveva nel maggio 1959 il giornale diretto da Germano Caselli – né non si poteva pensare di risolvere il problema dell’incrocio con un semplice passaggio a livello. Se i lavori hanno dunque segnato il passo rispetto alle previsioni […] ciò è dovuto al lungo tempo richiesto per la costruzione del sottopasso ferroviario: opera, questa, di proporzioni notevoli e che può ormai considerarsi ultimata».
Circa tre mesi dopo "Eco di Biella" riportò l’opinione dell’assessore provinciale ai Lavori Pubblici Gino Pavia, il quale prevedeva il termine dei lavori ad ottobre a condizione che le Ferrovie dello Stato non ritardassero la posa dei binari sul cavalcavia.
Ai primi di settembre la sistemazione dei binari era stata ultimata e il collaudo del sottopassaggio effettuato: pareva quindi verosimile che la strada fosse aperta al traffico «tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre».
Le avverse condizioni meteorologiche impedirono però che fossero portati a compimento i lavori di impermeabilizzazione della massicciata e di bitumatura del fondo stradale; fu lo stesso assessore Pavia, con una lettera pubblicata su "Eco di Biella" del 3 dicembre 1959, ad annunciare il rinvio alla primavera.
Il bisettimanale, sul numero del 4 aprile 1960, scrisse impietosamente di "disavventure della strada Trossi": «La primavera se ne ritorna portando ancora una volta alla ribalta gli eterni problemi stradali biellesi alcuni dei quali […] paiono ben avviati verso le realizzazioni e altri, come quello della strada Trossi, sembrano aver battuto il passo per ragioni più che altro dipendenti dall’inclemenza del tempo».
Superate le difficoltà causate dagli eventi atmosferici, domenica 28 agosto 1960 la "Trossi" potè ricevere il suo battesimo ufficiale.
Numerose erano le autorità presenti sul palco allestito nei pressi dell’innesto della nuova strada con la provinciale Biella – Vercelli: il presidente della provincia Corradino, i sindaci di Benna, Massazza e Verrone, alcuni rappresentanti della Valle d’Aosta e delle province di Novara, Pavia e Milano, e soprattutto i ministri Pella e Pastore.
Erano però assenti il sindaco e gli amministratori comunali di Biella e il vescovo Carlo Rossi, «data la coincidenza – osservò "Eco di Biella" non senza una punta polemica – con la processione votiva della città di Biella che, alla stessa ora [le 9 e 30 del mattino], avveniva al Santuario di Oropa. Coincidenza non voluta, ma che si sarebbe potuta evitare».
Al discorso del prof. Corradino (il quale approfittò dell’occasione per sollecitare i rappresentanti del governo a perorare a Roma la causa del collegamento stradale Settimo Vittone – Mongrando) fecero seguito quelli dei ministri Pastore e Pella; dopo che mons. Giuseppe Botta, in qualità di rappresentante del vescovo, ebbe impartito la sacra benedizione, spettò alla piccola Rosaria Padula di Mottalciata, figlia di uno degli operai che avevano contribuito alla realizzazione dell’opera, l’onore di tagliare il nastro tricolore steso da un lato all’altro della strada: le automobili delle autorità furono le prime a percorrere il nuovo tratto.
Nei mesi successivi furono portati a termine i lavori relativi all’allacciamento della "Trossi" alla rete viaria cittadina (nella zona compresa tra via Masarone e via Candelo, con l’apertura di corso Europa), di competenza del Comune di Biella, e quelli inerenti la costruzione delle circonvallazioni di Quinto, Busonengo e Formigliana, di cui si fece carico l’Amministrazione provinciale.
La spesa totale per la completa risistemazione della Biella – Vercelli si aggirò intorno al miliardo di Lire; la realizzazione degli otto chilometri e mezzo del tratto della "Trossi" compreso tra Gaglianico e il bivio per Benna comportò una spesa di oltre duecentocinquanta milioni.
(Leggi anche Una riflessione sull'autostrada)
Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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