UN IMPIANTO TRA I PIU' MODERNI D'ITALIA

 

In un articolo pubblicato sulla rivista «Edilizia Moderna» l’ingegnere Carlo Ravizza, curatore insieme ai colleghi Carlo Sola e Franco Stefanelli del progetto della palestra–piscina «M. Rivetti», affermò che alla base del successo del nuovo complesso sportivo stava «la fortunata circostanza della realizzazione di una attrezzatura pubblica con finanziamento privato, il che [aveva] significato libertà da impedimenti burocratici e larghezza di vedute nella scelta dei materiali e degli impianti più idonei per la loro specifica destinazione».

 

 

L’impianto era considerato uno dei più moderni d’Italia non solo per le innovazioni adottate in fase di progettazione «per creare un clima accogliente in cui ogni dettaglio lasciasse trasparire una nota personale», ma anche per l’elevato standard di comfort garantito agli utenti: asciugacapelli elettrici, pannelli radianti a pavimento in grado di diffondere calore in tutte le zone di passaggio a piedi nudi, gli oblò per l’illuminazione subacquea, il potenziale fonoassorbente dei rivestimenti in fibra d’amianto (di cui all’epoca si ignoravano le proprietà cancerogene), i particolari sistemi di depurazione e sterilizzazione dell’acqua.

 

 

Queste le tariffe in vigore nell’anno 1958: biglietto di ingresso normale nei giorni feriali e festivi, L. 250 (comprensivo di spogliatoio singolo e armadietto); biglietto ridotto (rilasciato a militari e membri di società affiliate alla Federazione Italiana Nuoto) L. 200; tessera cumulativa valida per 20 ingressi L. 4000. Per l’affitto del costume e dell’asciugatoio erano richieste rispettivamente 100 e 50 Lire, 20 per le saponette; la custodia dei valori era gratuita.