Al fine di onorare degnamente la memoria del figlio Massimo, scomparso a soli ventotto anni in un tragico incidente stradale avvenuto nel marzo del 1955, l’industriale Guido Alberto Rivetti e la moglie Clelia decisero di finanziare la costruzione di un complesso sportivo (piscina–palestra) con l’intenzione, una volta ultimato, di donarlo alla città di Biella.
Alla figura di Massimo Rivetti, personaggio ben noto nel Biellese, Pier Giorgio Tamaroglio ha dedicato queste parole: «Spirito eclettico, dinamico e ben preparato, amante del bello, fu profondo cultore d’arte, instancabile viaggiatore, appassionato ed ardente sportivo. Nel Suo ricordo nessun freddo monumento: non gli si addiceva; ma qualcosa di vivo di perennemente operante, destinato al bene della comunità. Un grandioso complesso sportivo, da Lui stesso più volte auspicato, che pare riflettere la sua stessa immagine».
Nella seconda metà degli anni Cinquanta il Comune di Biella si mostrò particolarmente attento al settore dello sport, arrivando ad investire nel quadriennio 1956–1960 in infrastrutture sportive la considerevole cifra di 63 milioni di Lire; la metà circa di tale somma fu destinata alle spese di gestione e di ristrutturazione del campo polisportivo «A. Lamarmora» (inaugurato nel 1936) che con le sue attrezzature per il gioco del calcio, per l’atletica leggera e pesante, per la pallacanestro e il tennis rappresentava all’epoca l’impianto più importante del territorio biellese.
L’amministrazione comunale varò inoltre un vasto piano finalizzato alla creazione di una «cittadella dello sport» nell’area compresa tra viale Macallè e la nuova via 21 (l’attuale via Piemonte), sulla quale, previa demolizione del terrapieno della ferrovia Biella – Santhià, avrebbero dovuto trovar posto un bocciodromo, un complesso di installazioni per giochi dei bambini, campi da pallavolo e da basket, due campi da football (uno da allenamento e uno da gioco, con relativa tribuna) per la Lega Giovanile (cfr. "il Biellese", 07.03.1958).
Mancavano però i fondi per procedere all’edificazione di una piscina, struttura di cui Biella era del tutto sprovvista: la decisione dei coniugi Rivetti fu quindi accolta con favore e riconoscenza dal sindaco Bruno Blotto Baldo, che mise a disposizione una vasta area comunale di circa 15.000m² situata nei pressi dello stadio «Lamarmora».
I lavori, avviati nella primavera del 1957 sotto la guida del progettista ing. Carlo Ravizza, procedettero con rapidità e si conclusero nell’aprile del 1958.
I giornali locali dedicarono ampio spazio al nuovo complesso, insistendo sui vantaggi derivanti alla cittadinanza dalla sua prossima entrata in funzione, sulle innovazioni tecniche adottate nelle fasi di progettazione e realizzazione, ma anche sulle criticità che rimanevano ancora irrisolte: ad esempio le modalità di gestione (il comune aveva istituito una commissione ad hoc ma erano ancora da definirsi le competenze) o la distanza della struttura dalle scuole cittadine (ragion per cui – scriveva "il Biellese" del 18 aprile 1958 – «dire che con la sua entrata in funzione [sarebbe stato] risolto il problema delle palestre [sembrava] eccessivo»).
Una settimana prima dell’inaugurazione il consiglio comunale accettò ufficialmente la donazione della piscina–palestra da parte della famiglia Rivetti, approvando le sei condizioni che la regolavano: 1) il complesso era destinato ad essere utilizzato come pubblica piscina e palestra ed era fatto divieto di mutarne in futuro la destinazione; 2) la dedica a Massimo Rivetti sarebbe stata esplicitata dall’intestazione posta sulla facciata (anche in questo caso vigeva il divieto di apportare eventuali future variazioni); 3) al comune spettava l’obbligo di curare la manutenzione e l’efficienza dell’impianto, provvedendo anche alla sorveglianza; 4) il comune era incaricato di redigere il regolamento d’uso (tariffe e orari), assicurando «la possibilità di beneficiare dei servizi a tutte le classi sociali, specialmente ai cittadini delle classi meno abbienti»; 5) era diritto del donante segnalare al comune eventuali irregolarità o deficienze riscontrate nell’ambito della manutenzione e della gestione del complesso; 6) «qualora per la gestione e sorveglianza dell’opera, il Comune intendesse costituire una gestione autonoma od una Commissione di sorveglianza o comunque l’opera stessa venisse conglobata o assegnata in un ente od Istituto che comprendesse anche altre iniziative di carattere sportivo o similare, il Comune [avrebbe dovuto] sempre includere fra i componenti il Consiglio e le Commissioni di nomina comunale almeno un membro della famiglia Guido Rivetti».
Sbrigate le ultime pratiche burocratiche e risolta, anche se solo provvisoriamente e grazie all’interessamento dello stesso Rivetti, la questione inerente il personale (si stimavano in cinque o sei gli addetti richiesti, dal momento che malgrado la loro complessità gli impianti erano stati realizzati «in modo razionalissimo, così da ridurre al massimo il personale occorrente»), domenica 11 maggio 1958 si poté procedere all’inaugurazione ufficiale.
La cerimonia si aprì alle ore 15 e 15 alla presenza del sindaco Bruno Blotto Baldo, di tutte le massime autorità cittadine e provinciali, del vicario generale della diocesi di Biella mons. Giuseppe Botta e del ministro Giuseppe Pella (in città per sostenere i candidati democristiani biellesi alle imminenti elezioni politiche): «Quando […] il piccolo Alberto Rivetti, nipote dello scomparso Massimo, ha tagliato il nastro tricolore all’ingresso della piscina, un volo di colombi dal tetto ha mosso festosamente l’aria afosa di piena estate; e la folla – i più bei nomi del mondo biellese – si è ristorata nella frescura dell’atrio, carezzata da una musica sommessa, intonata al magico colore dell’acqua nella vasca grande della piscina coperta» ("Eco di Biella", 12.05.1958).
Gli invitati, circa cinquecento, riuscirono a dare solo un rapido sguardo alla vasca principale della piscina coperta, nella quale «l’acqua di un fondo verdeazzurro era mossa dai nuotatori, dai tuffi eseguiti in stile impeccabile», prima di recarsi nella palestra e prendere posto sulle tribune; dopo la benedizione impartita da mons. Botta, prese brevemente la parola l’ing. Ravizza il quale consegnò poi le chiavi dell’impianto a Guido Alberto Rivetti: «È stato il momento più commosso e più profondamente umano della cerimonia – commentò "il Biellese" – con i familiari e molti dei presenti presi da un nodo alla gola: le poche parole, pronunciate con voce rotta, da Guido Rivetti, fanno rivivere i momenti di dolore del marzo 1955».
Il passaggio delle chiavi dalle mani del comm. Rivetti a quelle del sindaco Blotto Baldo sancì in modo definitivo la donazione; il primo cittadino di Biella pronunciò quindi il discorso di ringraziamento, nel quale sottolineò come attraverso le sue parole si esternasse il sentimento di gratitudine di tutti i biellesi: «L’imponente complesso […] costituisce una preziosa eredità spirituale e materiale, che io a nome della Città di Biella, dichiaro di accettare con spirito di alta riconoscenza ma con doveroso solenne impegno di mantenere questa grande opera, nella sua più alta efficienza, per la sua nobile finalità, per il benessere della nostra gente operosa» ("il Biellese", 13.05.1958).
Al discorso del sindaco seguì quello del ministro Pella, che ribadì «l’alto valore sociale di atti come quello della famiglia Rivetti»; il programma ufficiale terminò con il saggio di cinquanta allievi d’ambo i sessi dell’Istituto Superiore di Educazione Fisica di Roma, i quali si esibirono in esercizi «preacrobatici» e in dimostrazioni di ginnastica attrezzistica.
Dopo la cerimonia agli invitati fu concesso di visitare con più calma l’intero complesso (compresa l’area esterna), che rimase aperto anche in serata, dalle 19 alle 22, registrando un massiccio afflusso di visitatori.
Il 15 maggio 1958 prese ufficialmente il via l’attività della neonata associazione Biella Nuoto (era stata infatti costituita nel febbraio di quell’anno) che contava già 609 soci riuniti sotto la presidenza del rag. Beppe Pallanza; a Clelia Rivetti Gualino, moglie di Guido Alberto e madre di Massimo, fu conferita la presidenza onoraria.
Trecentonovantaquattro furono gli utenti che usufruirono dei servizi della palestra–piscina «Massimo Rivetti» nel suo primo giorno di apertura al pubblico (martedì 20 maggio), un numero di gran lunga superiore alle aspettative: finalmente Biella aveva quella piscina che – come aveva ricordato il sindaco Blotto Baldo – a lungo era rimasta «là tra le cose sognate».
Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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