Fin dalla nascita del corpo degli Alpini, nel 1872, il Biellese ha rappresentato un territorio di reclutamento, in particolare per i battaglioni "Ivrea" e "Aosta" e per le batterie alpine dei gruppi "Torino – Susa" e "Aosta".
Durante la prima guerra mondiale le penne nere biellesi presero parte alle battaglie più sanguinose combattute sull’arco alpino ad altitudini proibitive (la cosiddetta "guerra bianca"), lasciando sul terreno un considerevole numero di caduti.
Al termine del conflitto, la città di Biella decise di onorare la memoria di quei morti realizzando presso i Giardini Pubblici un monumento che eternasse «il sacrificio degli eroi biellesi caduti per la Patria».
Nell’ottobre del 1921 l’apposito Comitato d’onore pro Monumento, presieduto dall’avv. Amilcare Strona, calcolò che per la realizzazione dell’opera sarebbero state necessarie 200.000 Lire e bandì un concorso, riservato ad artisti di valore, per individuare il bozzetto migliore.
Fin da subito ci furono polemiche intorno al monumento: a qualcuno infatti non piaceva l’idea che il concorso fosse aperto a tutti e auspicava di riservarlo soltanto agli artisti biellesi (Cornelio Cucco scrisse su "il Biellese" che «il monumento ai caduti BIELLESI, eretto con denaro BIELLESE, dev’essere costruito non solo, ma ideato da Biellesi»).
Un'altra questione aperta, che si sarebbe trascinata fino all’inaugurazione, era quella che riguardava l’apposizione della lista con i nomi dei Caduti sul monumento stesso: l’associazione delle madri e delle vedove dei caduti spingeva in questa direzione mentre il Comitato era orientato a collocare la lapide con i nomi sotto i portici del Municipio.
Tutt’altro che trascurabile era poi il capitolo legato al finanziamento dell’opera: nel corso degli anni si rinnovarono gli appelli rivolti alla cittadinanza perché aderisse alla sottoscrizione e si arrivò perfino a minacciare di pubblicare la lista di coloro che non avevano versato il contributo (nel luglio 1922 il Comitato segnalò che «diversi Istituti di credito, industriali, rappresentanti e quasi tutti i commercianti non hanno ancora fatta la loro offerta»).
Sul versante artistico, dopo due concorsi e più di cinquanta bozzetti presentati e scartati dalla Commissione artistica per «mancanza di originalità», «insensibilità degli artisti di fronte alla grandiosità del fatto storico che dovevano riassumere», «ripetizione dei soliti luoghi comuni», nel dicembre del 1922 l’opera fu commissionata allo scultore torinese Piero Canonica, che optò per la figura dell’alpino: «Un magnifico alpino – il corpo glorioso a cui il fiore della gioventù biellese ha dato il braccio e la vita – baldo e fiero ritorna vittorioso e contento dell’opera compiuta […] colla mano sinistra tiene per la briglia un muletto – il compagno fedele e paziente che tanti servigi ha resi nella guerra».
Nel maggio del 1923, mentre la statua entrava nella fonderia dell’arsenale di Torino, un nuovo severo appello a contribuire finanziariamente apparve sui giornali locali: «Moltissimi cittadini, troppi invero, ancora non hanno dato. La Commissione finanziaria riprenderà, ora che il monumento è a buon punto, la raccolta e con maggior lena […] Ai ritardatari quindi il consiglio di dare senz’essere sollecitati e pressati. I nostri morti lo reclamano».
La somma mancante stimata si aggirava intorno alle 100.000 Lire.
Trascorsa l’estate, si arrivò finalmente al 13 ottobre 1923, giorno fissato per l’inaugurazione: di fronte al re Vittorio Emanuele III e a una folla festante e rumorosa fu rimosso il telo che copriva il monumento, mostrando così il massiccio blocco di granito della Balma (definito «un Mucrone in miniatura») sovrastato dal gruppo bronzeo dell’alpino con il mulo.
L’iscrizione frontale recava la dicitura "BIELLA AI SUOI FIGLI CADUTI PER LA PATRIA 1915 – 1918", mentre su un lato era riportato per intero il Bollettino della Vittoria del generale Armando Diaz.
La fotografia relativa al giorno dell'inaugurazione del monumento proviene dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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