Nel 1962 il Sottocomitato biellese dellaCroce Rossa Italiana poté finalmente trasferire la propria sede nell’ampio e moderno edificio appositamente costruito in via Quintino Sella, abbandonando gli angusti locali di via Arnulfo che per un trentennio avevano costituito la sua base logistica.
Si trattò del coronamento di un progetto che aveva preso le mosse più di dieci anni prima, quando la guida della C.R.I. biellese era stata assunta dal dottor Giovanni "Nino" Rivetti, medico chirurgo all’Ospedale degli Infermi; l’energico e tenace dirigente aveva profuso tutte le sue energie per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di accrescere la capacità d’intervento della C.R.I., insistendo in particolare sull’imprescindibilità della realizzazione di una nuova sede più funzionale.
Nelle righe che seguono tenteremo di ripercorrere le fasi salienti di quel lungo cammino, alla cui conclusione lo stesso Rivetti peraltro non assistette, essendosi polemicamente dimesso da presidente del Sottocomitato nel maggio del 1961.
Giovanni Rivetti fu nominato commissario della C.R.I. biellese nel novembre del 1950 dopo le dimissioni di Luciano Majoli, reggente della sezione dal 1928; tre mesi più tardi (febbraio 1951) arrivò per lo stesso Rivetti la nomina a presidente.
La prima iniziativa di rilievo ebbe luogo in quello stesso anno: in occasione della Giornata della Croce Rossa, la sezione biellese organizzò per domenica 17 giugno un’interessante manifestazione alla quale presero parte non solo le personalità più rappresentative della città e della provincia, ma anche le delegazioni di altri Comitati e soprattutto il presidente generale della C.R.I. Mario Longhena.
Poco tempo prima dell’evento, "il Biellese" (16.03.1951) aveva illustrato l’importanza dell’opera svolta dai militi della Croce Rossa locale, sottolineando in particolare i costi che tale servizio implicava e quindi l’opportunità di un maggior impegno diretto da parte dei cittadini: «[…] la vita di un organismo conta soprattutto sugli associati, su coloro che entrano a far parte della famiglia, che discutono i suoi interessi, che ne propagandano le finalità. […] Il potenziamento numerico dei soci avrà per conseguenza il potenziamento dell’istituzione nel servizio e nella celerità delle prestazioni. Ma iscriversi bisogna, farsi soci, dare il proprio nome. Molti soci annuali occorrono […]».
Al principio del 1953 la questione relativa alla nuova sede, che già era stata timidamente sollevata all’indomani della fine della guerra, tornò nuovamente alla ribalta: «Può continuare a restare, questo importante Istituto di assistenza pubblica, – si domandò il giornale diretto da don Alessandro Cantono (16.01.1953) – in locali così infelici come quelli occupati in via Arnulfo? È decoroso che tutto si riduca ad autorimesse infelici, poste l’una dopo l’altra sul piano della strada […] e che gli uffici si trovino sui lati di quello stretto corridoio dove due persone non possono passare contemporaneamente senza schiacciarsi reciprocamente contro il muro? Non si avrà dunque mai una sede degna del lavoro encomiabile ed oneroso che compie la Croce Rossa di Biella?».
L’interrogativo era del tutto pertinente, dal momento che scorrendo i dati relativi all’attività svolta dal Sottocomitato nei due anni precedenti era evidente una costante crescita.
Dal confronto che il presidente Rivetti ebbe con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Blotto Baldo emerse la possibilità di adibire a sede della C.R.I. biellese l’edificio di proprietà del Comune e dato in usufrutto al comm. Francesco Biancoli sito nei pressi dell’incrocio tra via Pietro Micca e via Arnulfo: il comm. Biancoli infatti si era detto disponibile «a rinunciare alla ulteriore locazione del fabbricato, se questo [fosse stato] adoperato per costruirvi la nuova sede della C.R.I.».
Tale soluzione tuttavia non si concretizzò.
Uno spiraglio parve aprirsi nel gennaio 1954, quando il progetto relativo ad «una nuova più degna sistemazione della sede» fu inserito nel bilancio preventivo comunale di quell’anno; ma anche in quel caso si rivelò un’illusione.
Il presidente Rivetti e i suoi collaboratori non rimasero comunque inattivi: la cerimonia annuale di benedizione delle autolettighe divenne un appuntamento fisso per i biellesi, che ebbero la possibilità di verificare i progressi compiuti dal Sottocomitato in termini di nuovi mezzi e attrezzature (tra il 1950 e il 1961 il parco macchine passò da tre a dieci autoveicoli).
Il passo decisivo per la realizzazione della nuova sede fu compiuto nel giugno del 1956.
Durante la Settimana della Croce Rossa, oltre agli automezzi e al materiale solitamente esposti sulla piazzetta della S.S. Trinità, fu presentato anche il progetto del nuovo fabbricato: «Ne è stato diligente e abile estensore l’arch. Alessandro Trompetto – informò "Eco di Biella" (11.06.1956) – che ha saputo razionalmente distribuire uffici, servizi e abitazioni dei militi e degli autisti in un edificio a due piani (piano a terra e primo piano)»; l’area prescelta, aggiunse "il Biellese" (12.06.1956), era «un terreno donato dal Comune in via Quintino Sella, di fronte [alla] […] officina comunale, ex scuola industriale Quintino Sella e più precisamente tra la via Gera e la basilica di San Sebastiano».
Le pratiche procedettero a rilento e nel 1957 regnava ancora l’incertezza sull’inizio dei lavori.
Risale a quell’anno un’ulteriore iniziativa finalizzata a reperire fondi per la nuova sede: «[…] la presidenza [del Sottocomitato] si è assicurata per il 24 ottobre prossimo, ore 21, al cinema Mazzini una eccezionale pellicola in anteprima, che ha entusiasmato tutto il mondo: «Guerra e Pace» […] prodotto dalla Metro Goldwyn Mayer e distribuito dalla Lux Film, la quale ultima ha gentilmente concesso, in via del tutto eccezionale, questa stupenda pellicola, tratta dal romanzo di Leone Tolstoi, in vistavision ed in technicolor. […] L’incasso […] sarà devoluto a favore della nuova sede; […]. Le massime autorità provinciali e cittadine presenzieranno alla eccezionale rappresentazione. Siamo certi che gli industriali, commercianti e tutti i biellesi senza distinzione, accoglieranno l’invito della Croce Rossa contribuendo così ad alleviare le sofferenze di chi soffre» ("il Biellese", 27.09.1957).
Non abbiamo purtroppo trovato alcun resoconto della serata sulle pagine dei giornali locali; scorrendo le fotografie di Lino Cremon (in particolare quelle relative al pubblico presente in sala) si intuisce però che l’iniziativa fosse stata coronata da un pieno successo.
Finalmente, nel maggio del 1959, si ebbe l’annuncio che i lavori sarebbero stati avviati entro pochi mesi.
La nuova sede della C.R.I. biellese, il cui progetto aveva subito alcune modifiche (all’edificio era stato aggiunto un piano), sarebbe sorta in via Quintino Sella su un’area di circa 2.700m² donata dal Comune.
Determinanti per la sua realizzazione si rivelarono i finanziamenti da parte dei privati, come confermò "Eco di Biella" sul numero del 20 febbraio 1961, quando la costruzione del fabbricato era ormai in fase avanzata: «[…] oggi, a tanti anni di distanza dal giorno in cui le nuove esigenze si fecero pressanti per la C.R.I., si sarebbe tentati a credere che lo Stato – o comunque l’ente pubblico – sia intervenuto a determinare per questo problema la svolta definitiva. Invece, se un nuovo edificio sorge in via Quintino Sella, il merito è soprattutto dei privati cittadini».
Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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