La nascita del nucleo originario di quello che oggi è conosciuto come Villaggio Lamarmora risale agli anni immediatamente successivi alla fine del primo conflitto mondiale.
Nel 1921, di fronte ai problemi della crescente disoccupazione e della cronica penuria di alloggi, l’amministrazione comunale di Biella guidata dal socialista Virgilio Luisetti fu sollecitata a porre in atto misure volte ad impegnare la manodopera disponibile in lavori di pubblica utilità (quali la realizzazione di strade, fognature, impianti di acqua potabile, etc.), a intervenire presso l’Ente autonomo case popolari e a imporre interventi di ristrutturazione ai proprietari di case in città e nei sobborghi.
Il sindaco Luisetti, mostrandosi sensibile alle problematiche sollevate, dichiarò che interventi di tal genere erano già stati intrapresi, soprattutto per quanto riguardava i lavori di pubblica utilità; aggiunse inoltre che era al vaglio dell’amministrazione il progetto presentato da Felice Trossi inerente la costruzione di un agglomerato di case popolari su un’area di sua proprietà adiacente la strada per Ponderano.
Nelle intenzioni dell’imprenditore biellese, le costruzioni avrebbero dovuto prendere a modello quelle realizzate presso il villaggio operaio della Pettinatura Italiana (di Vigliano Biellese)-
Nonostante le difficoltà legate al reperimento dei finanziamenti necessari (la sola Cassa di Risparmio erogò mutui per due milioni di Lire) i lavori, appaltati al Consorzio delle Cooperative edili, presero il via nel giugno del 1921 e proseguirono con buona lena fino al 2 settembre dell’anno successivo, data in cui il Commissario Prefettizio di Biella ne dispose la sospensione per verificare la regolarità degli atti formali e contabili.
L’impellente necessità di trovare una sistemazione indusse le famiglie di emigranti vercellesi stipate nei tuguri di Riva e del Vernato a trasferirsi comunque negli edifici non ancora terminati, privi di energia elettrica, di porte e di finestre.
Nel 1924 il Consiglio Comunale, risolta la questione dell’appartenenza al Comune delle case, formalizzò la decisione di portare a compimento i lavori e di contrarre a tal scopo un nuovo mutuo con la Cassa di Risparmio.
Le Case Popolari assunsero quindi l’aspetto di un quartiere, che seppure fosse ancora marginale rispetto a Biella città, fu in grado di sviluppare una propria vita associativa.
Erano ormai poste le basi per lo sviluppo che si avviò a partire dagli anni Cinquanta.
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