Nel corso della sua storia ormai ultracentenaria la croce del Mucrone ha dovuto subire due volte l’onta dell’abbattimento per mano della natura, nel 1920 e nel 1935.
Nel gennaio del 1920, durante un violento temporale, la croce fu colpita da un fulmine e piegata fin quasi a toccare il suolo; fu immediatamente aperta una sottoscrizione per reperire i fondi necessari al restauro (a cui il vescovo di Biella, mons. Giovanni Garigliano, diede per primo la sua adesione) e il 14 settembre dello stesso anno, esattamente 22 anni dopo la prima, si svolse una nuova cerimonia di inaugurazione.
Sulla vetta del Mucrone si radunarono all’incirca trecento persone, che assistettero alla benedizione impartita da mons. Garigliano e parteciparono alla Messa degli Angeli celebrata da don Canale; al termine delle funzioni religiose il vescovo e il rettore del Santuario di Oropa, can. Gromo, pronunciarono due discorsi «elevati e forti». Anche in quell’occasione fece la sua comparsa la nebbia, che «tolse costantemente il conforto di un raggio di sole e d’un po’ di vista».
Durante il restauro la croce subì alcune modifiche.
Fu innanzitutto spostata su una cresta più alta per aumentarne la solidità; in secondo luogo, con la riduzione di un metro della lunghezza del tronco, passò dalla forma di croce latina a quella di croce greca, «con nocumento alle proporzioni del monumento e all’effetto estetico».
Dopo 15 anni, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1935 un fortissimo vento di scirocco riuscì con le sue violente raffiche a piegare nuovamente la croce; due giorni dopo l’abbattimento il fotografo Franco Bogge, accompagnato dal suo assistente Pietro Ghisio, si spinse fin sulla cima del Mucrone per immortalare il monumento ferito.
Il danno apparve subito irreparabile: «La Croce del Mucrone – scrisse "il Biellese" – è stata contorta e ripiegata dal vento in modo che non sarà più possibile ripararla senza rifarla quasi del tutto. Del resto, una riparazione come quella di quindici anni fa non è nemmeno augurabile […] Ora si parla di rifarla completamente, grandiosa e solida rendendola luminosa la notte: ciò a celebrazione della Conciliazione. Plaudiamo di tutto cuore all’idea».
Le speranze del giornale cattolico di un rapido intervento per ripristinare il monumento sul Mucrone andarono però deluse: dovettero trascorrere diciotto mesi prima che il progetto di ricostruzione diventasse realtà, grazie all’intervento della Società Sportiva "Pietro Micca".
Nell’agosto del 1936 i giornali locali annunciarono infatti che i soci della "Pero" si sarebbero assunti l’onere di smontare, restaurare e assemblare nuovamente la croce, per restituirla alla montagna domenica 13 settembre.
Durante il mese di agosto i lavori procedettero in maniera spedita.
Il 9 i dirigenti della società sportiva effettuarono un sopralluogo preliminare «per studiare attentamente ogni minima cosa inerente i lavori da compiersi sul posto. Tra l’altro hanno cercato una fontana poco lungi dalla vetta per provveder l’acqua necessaria ai lavori in cemento perché è necessario rifare una parte del basamento in muratura che sostiene la Croce»; una settimana dopo, una ventina di volontari si inerpicarono sulla vetta del Mucrone per recuperare i pezzi della croce e riportarli a Oropa.
Da qui furono poi trasportati a Biella usufruendo della tramvia Oropa-Biella e entrarono nell’officina di Arturo Gatti per essere rimessi a nuovo: al termine del lavoro di restauro la croce sarebbe stata verniciata con una biacca speciale color azzurro cupo, «di lunga resistenza e di ottimo effetto», e su di essa sarebbero stati collocati dei prismi rifrattori per aumentarne la luminosità.
Domenica 30 agosto la croce era pronta: misurava 9 metri in altezza (3,80 solo di piedistallo) e l’apertura totale dei bracci era di 3 metri e 90. Sessanta soci della "Pietro Micca", capeggiati dal presidente Umberto Bertola e dal vice Edoardo Moro, trasportarono sulla vetta i 25 pezzi in cui era stata suddivisa (il peso totale, comprensivo delle attrezzature per il montaggio, si aggirava intorno ai 16 quintali); all’assemblaggio provvide il fabbro Gatti durante la settimana.
Il giorno dell’inaugurazione, domenica 13 settembre 1936, il cielo si presentava nuvoloso e incerto.
Il programma prevedeva il concentramento alle 6 e 30 a Oropa, presso la piazza della basilica vecchia, la partenza alle 8, l’arrivo intorno alle 10 al lago del Mucrone e da qui, dopo una breve sosta, il proseguimento per la vetta sulla quale alle ore 11 si sarebbe svolta la cerimonia.
Fin dalle prime luci dell’alba le vetture della tramvia Biella-Oropa furono prese d’assalto (probabilmente perché i biglietti per le prime due corse erano in vendita al prezzo speciale di 5,50 Lire, andata e ritorno); all’ora stabilita circa 2000 persone avevano raggiunto la cima del Mucrone: tra i presenti, il più anziano era il sig. Giovanni Biasetti, di anni 81, il più giovane Franco Ramella Pralungo, di un anno, portato lì dal padre a spalle.
Oltre alle autorità c’erano i rappresentanti di tutte le società alpine e cattoliche della zona, il cav. Guido Alberto Rivetti presidente dello Sci Club, il presidente della "Pietro Micca" Bertola accompagnato dai dirigenti; era presente anche l’arciprete di Sordevolo, don Caucino.
La messa fu celebrata dal Vicario Generale mons. Giuseppe Botta; al termine della funzione il cav. Moro, vice presidente della "Pero", lesse tre messaggi indirizzati rispettivamente al vescovo Garigliano, al segretario politico di Biella e al podestà di Sordevolo.
Il lancio di cinque colombi latori dei messaggi chiuse la cerimonia.
La targa murata sul basamento recava questa dicitura: «Questa Croce Sordevolo eresse nel 1898 – Piegata dalla tormenta – fu rimessa nel 1920 – Abbattuta ancora dall’uragano – riedificò – la Società "Pietro Micca" di Biella – perché dicesse altissima solenne – nella rinnovata grandezza della Patria l’anno primo dell’Impero – l’antica fede immortale».
(Leggi anche Un vento devastante)
Le fotografie provengono dall'archivio Cesare Valerio, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
(È vietata la riproduzione e la diffusione delle immagini senza la preventiva autorizzazione del
titolare dei diritti) e dal bisettimanale "il Biellese".
FONTI