Intenso fin dagli albori del secolo scorso è stato il rapporto tra i biellesi e l’aviazione.
Correva infatti l’anno 1910 (21 novembre) quando il biplano "Farman" con a bordo il pilota "Eros" Ruggerone e l’ing. Cavalchini compì per la prima volta la tratta Torino – Biella toccando terra sul campo di aviazione di Salussola, che si estendeva lungo la linea ferroviaria Biella – Santhià ed era costituito «da un hangar capace di cinque apparecchi, da una struttura in legno divisa in camere e ripostigli, da una piattaforma e da una torretta di avvistamento» ("il Biellese", 16.11.1965); l’evento fu salutato con entusiasmo ("La Gazzetta di Biella" inneggiò alla «prima aquila umana» che si era «librata nel nostro cielo») e, riprendendo il giudizio espresso da Riccardo Sella nel 1938, rappresentò «la data storica del primo organamento dell’aviazione biellese».
Durante la Prima guerra mondiale si mise in luce il pilota biellese Giovanni Battista Botalla, originario di Ceresito (Donato), il quale conseguì il brevetto militare di volo dopo aver inizialmente prestato servizio come soldato di fanteria.
Nel 1919 Botalla prese parte all’impresa di Fiume al fianco di Gabriele d’Annunzio; lavorò poi come collaudatore per la FIAT, sperimentando il CR1, il primo caccia veloce realizzato dopo la guerra; e partecipò a diverse gare nazionali e internazionali conquistando nel 1924 il record mondiale di altezza con carico (5.600mt).
Promosso sottotenente della Regia Aeronautica, perì nel febbraio del 1930 in un incidente aereo sul campo di aviazione di Torino, mentre tentava di eseguire con il suo apparecchio un esercizio di "volo rovesciato".
Nel periodo intercorso tra i due conflitti mondiali fu fondata a Biella la locale sezione dell’Aereo Club d’Italia (1927), che provvide a istituire una scuola di volo a vela a Occhieppo Superiore (1934) e un corso di pilotaggio per velivoli a motore presso il campo di aviazione di Massazza (1936); nel 1938 l’attivismo dei membri dell’Aero Club (che dopo la campagna etiopica aveva assunto la denominazione di Reale Unione Nazionale Aeronautica), unito al contributo determinante di un personaggio di spicco come il conte Carlo Felice Trossi, portò alla creazione del campo di aviazione di Gaglianico, destinato a rimanere in attività per un quarto di secolo, fino al 1963, anno in cui fu inaugurato il nuovo aeroporto di Cerrione.
Nel 1952 un gruppo di ex piloti dell’aviazione militare diede vita a Torino all’Associazione Arma Aeronautica (A.A.A.), al fine di «tutelare e tramandare il patrimonio morale, la tradizione di gloria e prestigio dell'Aeronautica militare tutta, che sempre, in pace ed in guerra, ovunque e comunque, nella sorte amica ed avversa, ha tenuto alto il nome dell'Italia, il nome della nostra Patria»; tre anni più tardi il sodalizio fu eretto a ente morale e avviò una campagna di diffusione su tutto il territorio nazionale.
Anche gli aviatori biellesi non mancarono di rispondere all’appello lanciato dal generale Francesco Brach Papa, presidente nazionale dell’associazione: «Quando fu costituita – informò "Eco di Biella" (09.04.1956) – la sezione contava su un gruppo di entusiasti animatori, sette – otto in tutto, su Dante Bider il fondatore e su una lettera del generale dell’Arma Brach–Papa. La lettera, in data 24 maggio 1955, era giunta inaspettata a Dante Bider: il generale […] invitava l’ex primo aviere a costituire una sezione a Biella».
Bider si gettò nell’impresa con determinazione e energia, ottenendo fin da subito buoni risultati: alla riunione che ebbe luogo ai primi di luglio presso la sede dell’A.C.I. presero parte una sessantina circa di tesserati, che decretarono le nomine di Mario Pozzo (già reggente dell’Aero Club negli anni Trenta) a presidente provvisorio e dello stesso Bider a segretario.
Nella primavera del 1956 la sezione biellese dell’Associazione Arma Aeronautica contava un centinaio di soci, «un numero già superiore a quello di Vercelli» ("Eco di Biella", 09.04.1956) e era stata intitolata alla medaglia d’argento al Valor militare Luigi Barengo, pilota della Regia Aeronautica originario di Trino Vercellese, perito il 2 luglio 1940 mentre ai comandi del suo caccia Fiat CR42 tentava di opporsi agli aerei inglesi che avevano attaccato l’aeroporto di Assab, in Abissinia.
Gli avieri biellesi erano quindi pronti a celebrare il battesimo ufficiale della sezione con la solenne benedizione del gagliardetto, ma per motivi imprecisati dovettero attendere fino ad autunno inoltrato prima che l’importante manifestazione potesse avere luogo.
Domenica 18 novembre 1956 Biella si tinse di azzurro: «Migliaia di manifestini che piovevano da balconi e finestre hanno salutato il corteo degli ex avieri biellesi al suo passaggio in via Italia. Alcuni recavano frasi inneggianti alla gloriosa Arma azzurra, altri erano sagomati secondo un profilo stilizzato dei moderni aerei a reazione; tutti venivano lanciati da mani gentili, mentre ai soldati dalla bustina azzurra si inumidivano gli occhi di commozione» ("Eco di Biella", 19.11.1956).
La cerimonia si aprì intorno alle ore 10 nella piazzetta del Battistero, dov’era stato allestito il palco per le autorità e un altare da campo.
Accanto a Mario Pozzo e Dante Bider stavano «vecchi, cari nomi di pionieri dell’aeronautica biellese: Clemente Corona, capo tecnico motorista fin dal 1910 e Alfonso Fresia, maestro di acrobazia nella guerra 1915–1918» ("il Biellese", 20.11.1956), la signora Golzio, madrina della sezione e vedova del maresciallo pilota Giovanni Golzio, caduto durante il secondo conflitto mondiale, e i genitori di Luigi Barengo.
Erano inoltre presenti i rappresentanti delle sezioni dell’A.A.A. di Milano, Torino, Legnano, Verbania, Varese e Vercelli; il colonnello Beccaria, capo di Stato Maggiore della 1ª Zona Aerea Territoriale, il generale Brach – Papa, vice presidente nazionale del sodalizio aviatorio, il pilota medaglia d’oro al Valor Militare Rolando Ricci e diverse altre alte personalità militari.
Completavano lo schieramento le delegazioni delle varie associazioni d’arma (alpini, bersaglieri, carristi e marinai), mentre a rappresentare l’amministrazione comunale stava il vice sindaco Aglietta con l’assessore Tinivella.
Sotto gli occhi benevoli del vicario generale della diocesi di Biella mons. Giuseppe Botta, il primo capitano don Paolo Stardero, cappellano militare capo della 1ª Zona Aerea Territoriale, officiò la Santa Messa, suscitando la commozione dei presenti durante la recita della preghiera dell’arma azzurra; dopo la benedizione del labaro, seguita da un breve discorso di Mario Pozzo, riprese la parola don Stardero che nell’orazione ufficiale celebrò «le glorie dell’Arma Azzurra, invocando su di essa, sugli aviatori d’Italia, sulla Patria, la benedizione della Madonna di Loreto, augusta patrona» ("il Biellese", 20.11.1956).
Al termine della cerimonia si formò un corteo, alla cui testa si posero la Banda Verdi e gli avieri in armi del picchetto d’onore «col berretto a visiera e le bandoliere bianche» ("Eco di Biella", 19.11.1956), che attraversò via Italia per raggiungere il monumento ai Caduti dei Giardini pubblici, presso il quale fu deposta una corona di alloro.
Il ricevimento ufficiale (al quale prese parte anche l’on. Giuseppe Pella) si tenne al ristorante Ferrino, mentre i sessanta sottufficiali e avieri in servizio attivo che avevano preso parte alla manifestazione trovarono ospitalità e un pasto caldo all’albergo Centrale.
Nel pomeriggio una delegazione di circa cinquanta membri tra avieri e autorità si recò a Oropa per portare il saluto al rettore can. Maffeo e «per rendere omaggio alla Bruna Madonna e chiedere a Lei “le forti ali e l’acuto sguardo dell’aquila per portare dovunque la fede immacolata di Roma e la gloriosa bandiera d’Italia”» ("il Biellese", 20.11.1956).
Le fotografie provengono dall'archivio Lino Cremon, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
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