Parlare degli alpini significa prendere in considerazione più di 140 anni di storia, durante i quali alla partecipazione alle vicende belliche si è intrecciato l’impegno in campo civile: se infatti i nomi delle unità alpine sono associati ai campi di battaglia più gloriosi e sanguinosi (dalla campagna libica del 1911 alla Grande Guerra del ’15-‘18, dall’Etiopia alla seconda guerra mondiale) non meno notevoli e degne di essere ricordate sono le iniziative che l’Associazione Nazionale Alpini ha intrapreso nel corso dei suoi più di novant’anni di vita.
È nel solco di questo attivismo che si colloca la sezione biellese dell’A.N.A., la cui storia è iniziata nel 1922 e della quale intendiamo qui occuparci cercando di dare al lettore un quadro il più possibile esaustivo, consapevoli comunque del fatto che molto altro andrebbe scritto.
L’Associazione Nazionale Alpini nacque a Milano l’8 luglio 1919 ad opera di alcuni reduci della prima guerra mondiale, riuniti attorno al primo presidente Daniele Crespi.
Nel dicembre 1922 (ma la data non è certa, dal momento che una circolare attesta fin dal 30 settembre di quell’anno l’esistenza della sezione con sede presso il Caffè Gambrinus) su iniziativa del conte Nicolò Carandini, che aveva riunito nei locali del "Cantinone" una cinquantina di ex alpini combattenti, si costituì la sezione biellese dell’A.N.A.: del primo consiglio direttivo facevano parte, oltre al presidente Riccardo Delpiano, il segretario Antonio Vivalda e i consiglieri Nicolò Carandini, Achille Braja, Severo Cartiglia, Gianfranco Clerici, Vittorio Canova, Nino Orlandini, Giovanni Baccega e Rinaldo Carpo.
Nel maggio del 1923 si svolse a Biella la cerimonia di inaugurazione del gagliardetto della sezione, che vide la sentita partecipazione della popolazione biellese.
Di seguito un breve resoconto della giornata tratto dal bisettimanale "il Biellese": «La Sezione di Biella dell’Associazione Nazionale Alpini ha inaugurato domenica il proprio gagliardetto, dono di madri e sorelle di alpini […] Fin dalle prime ore uno sciame di signorine e di giovanotti offre alla cittadinanza un verde numero unico dal titolo "I Scarpun" con articoli e canzoni alpine. Alle 10 nei pubblici giardini ha luogo l’adunata. Son centinaia di ex commilitoni che si stringono le mani, che si scambiano i saluti più cordiali. La Banda Verdi fa squillare le trombe e alle 10,30 il segnale d’attenti annunzia che la cerimonia della benedizione del gagliardetto ha principio. Attorniato da una decina di vessilli, il gagliardetto da benedire è affidato alle mani del presidente della Sezione biellese, sig. Riccardo Delpiano, ed è fiancheggiato dal padrino Emilio Mercandino di Pralungo e dalla madrina Anna Acquadro del Vandorno, ambedue giovani orfani di valorosi Caduti alpini […] L’ex cappellano degli alpini D. BAUDROCCO, Vicario di Trivero, benedice il gagliardetto e poscia celebra la Messa […] Poi, il valoroso COLONNELLO RAGNI, sul cui petto brillano i nastrini azzurri, aggiunge parole di lode agli alpini biellesi che ha comandati in guerra ed in pace e inneggia al Re ed alla Patria. Si inizia poi il corteo. Il gagliardetto nuovo […] sfila per via Umberto, sosta al viale Cesare Battisti per il vermouth d’onore e arriva alla Palestra di via Arnulfo ove ha luogo un lauto pranzo, il "rancio": ma un rancio tutto speciale, che nessun alpino ha mai gustato lassù durante la guerra. Fu egregiamente servito dai Fratelli Tos, proprietari dell’"Albergo del Moro" ad Ivrea».
In quei primi anni di vita la sezione mancava di una sede propria e le riunioni si tenevano presso la casa del presidente Delpiano: nel 1931, sotto la presidenza di Felice Becchio Galoppo, il ristorante "Nazionale" di via Vittorio Emanuele diventò il nuovo punto di ritrovo.
L’avvento del regime fascista portò ad una ristrutturazione dell’A.N.A., che nel 1928 assunse la denominazione di 10° reggimento alpini: le sezioni divennero battaglioni, i gruppi plotoni; commissario nazionale (poi presidente dal 1929) fu nominato Angelo Manaresi.
La sezione di Biella fu ribattezzata "battaglione biellese Mario Cucco", in ricordo del tenente alpino appartenente al battaglione "Aosta" caduto ai Solaroli poco prima della fine del primo conflitto mondiale.
Nel 1935 la sezione biellese contava 29 gruppi, distribuiti su tutto il territorio dell’odierna provincia; in quell’anno si svolse ad Oropa una grande adunata invernale, che vide la partecipazione dello stesso Manaresi.
Si registrarono due cambiamenti nel 1936: il comando del battaglione biellese "Mario Cucco" fu affidato al capitano alpino Guido Alberto Rivetti, mentre la sede dell’associazione fu trasferita in via Vescovado.
Due anni dopo (1938) Andrea Bracco fu nominato segretario della sezione, forte in quel periodo di 3200 soci.
Durante il periodo bellico (1940–45) l’A.N.A. biellese, guidata dal nuovo segretario Mario Balocco, si prodigò per sostenere i commilitoni al fronte promuovendo «una campagna di ricerca e raccolta di indumenti ed altro materiale per la confezione di pacchi dono».
La guerra ebbe un impatto devastante sul gruppo degli alpini biellesi: «[…] la simpatica irruente famiglia alpina biellese – scrisse lo stesso Balocco sul numero unico del "Tucc’un" del 1952 – che prima del conflitto contava 3200 iscritti, non esiste piu'. La sede e' salva, ma tutto e' da rifare. Occorre riconquistare lo spirito dei reduci, occorre placare tante ire e tanti odi, occorre nuovamente saper comprendere e volerci bene».
Il gruppo si ricostituì con l’ausilio di alpini «vecchi e meno vecchi ma di provata fede» sotto la guida di Alberto Buratti, il quale oltre ad essere stato ufficiale combattente aveva anche partecipato alla lotta partigiana.
Nel 1947 Mario Balocco fu eletto presidente, affiancato dai due vice presidenti Alberto Buratti e Piero Fessia.
Tra il 1948 e il 1955 la sezione A.N.A. di Biella, che raggiunse quota 3500 iscritti, si rese protagonista di un’intensa attività: furono realizzati e inaugurati la chiesetta – sacrario del monte Camino, il monumento di Pian della Ceva (in alta valle Oropa) a ricordo dei Caduti delle Batterie Alpine, il busto in bronzo al Piazzo in memoria del pluridecorato tenente Mario Cucco, la Cappella degli Alpini della Panoramica Zegna.
L’iniziativa più eclatante (che sarà poi alla base della nascita del museo) fu senza dubbio l’organizzazione della Mostra nazionale delle Truppe Alpine presso la palestra di piazza Curiel, inaugurata il 6 settembre 1952 dal generale Emilio Battisti (tra i visitatori illustri ci fu anche il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi).
Nel 1968 a Mario Balocco, prematuramente scomparso, subentrò Alvise Mosca il quale si dedicò con energia alla realizzazione della Mostra permanente delle Truppe Alpine e alla ricerca di una nuova sede adeguata alle esigenze della sezione.
Nel 1970, in occasione del 48° anniversario della fondazione della sezione biellese, si tenne a Biella un grande raduno interregionale che vide anche la partecipazione della 42ª compagnia del battaglione "Aosta" (di cui l’A.N.A. di Biella era diventata "madrina" nel 1964) con fanfara al seguito.
Due anni più tardi, nel settembre 1972, avvenne finalmente il trasloco nei nuovi locali di via Delleani, nei quali fu allestito e inaugurato il Museo delle Truppe Alpine dedicato a Mario Balocco e curato dal dott. Giuseppe Cavallo; sempre in quell’anno la sezione A.N.A. di Biella lanciò l’operazione "Montagna pulita", finalizzata a ripulire la Valle di Oropa.
L’impegno civile degli alpini ha raggiunto il suo punto più alto nel 1976 con la partecipazione ai soccorsi nel terremoto del Friuli, a cui sono poi seguiti numerosi altri interventi: in Campania e Basilicata (1981), in Val di Stava (1985), in Valtellina (1987), in Piemonte e Versilia (1994-1996), in Umbria (1998), fino ad arrivare agli aiuti prestati nei primi anni 2000 in Francia, Piemonte – Valle d’Aosta, Liguria e Valle del Cervo.
Nel 1982 (11-12 settembre) sotto la presidenza di Edmondo Gatti, la sezione A.N.A. di Biella ha celebrato il 60° anniversario di fondazione: alla presenza del Labaro nazionale, del presidente nazionale dell’A.N.A. Vittorio Trentini e del generale Luigi Cappelletti si è tenuto in piazza Martiri il giuramento degli allievi ufficiali della Scuola Alpina di Aosta e delle reclute dell’omonimo battaglione, preceduto dall’esibizione del carosello della fanfara della brigata "Taurinense" presso lo stadio Lamarmora.
Nel 1985 ha assunto la guida della sezione Corrado Perona (dal 2004 presidente nazionale dell’A.N.A.) e ad Alberto Buratti è stata affidata la direzione del Museo delle Truppe Alpine.
Siamo ormai ai giorni nostri: nel 1994 Franco Becchia ha sostituito Perona alla presidenza, mantenendo l’incarico fino al 2001, anno in cui è subentrato Edoardo Gaja Genessa.
L'attuale presidente, Marco Fulcheri, è stato eletto nel 2012, anno in cui si è celebrato il 90° anniversario di fondazione della sezione biellese dell'A.N.A.
Nel 2006 l’associazione si è trasferita nella nuova sede di via Ferruccio Nazionale, nella quale il 17 settembre 2011 è stato inaugurato il nuovo Museo delle Truppe Alpine.
Concludiamo questa sintetica rievocazione della storia dell’Associazione Nazionale Alpini di Biella citando le parole che nel maggio del 1923 Cornelio Cucco scrisse su "il Biellese" per celebrare la nascita della sezione biellese e l’inaugurazione del gagliardetto e che a nostro giudizio danno un’interpretazione condivisibile di cosa significhi "essere Alpini": «A VOI, FIERISSIMI ALPINI, GRAZIE! Nella vostra sagra, imponente ed ordinata, voi avete, domenica, o Alpini Biellesi, solennemente riaffermata la vostra fede di soldati e di cittadini, consacrando la perenne giovinezza dell’anime forti in corpi gagliardi. La vostra famiglia – che la guerra ha resa assai numerosa – ha dimostrato come l’Alpino, allorchè lascia le armi, porta nella pace domestica e nel lavoro rude, il cuore "formato" nei battaglioni di ferro, per sempre. Al di sopra ed al di fuori dello spirito di corpo, nobile sentimento, nella milizia, di ogni arma e specialità, voi portaste dai monti, percorsi nella duplice battaglia contro il nemico e contro l’aspro terreno di manovra, un purissimo spirito che terrà unita nella vita civile la falange di lavoratori, di patrioti, di galantuomini, di alpini, insomma, fieri, buoni, incrollabili, in guerra e in pace, per la gloria e la sicurezza d’Italia».
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