IL FASCISMO IMPONE LO SCIOGLIMENTO DEGLI SCOUT

 

Nel gennaio del 1927 "il Biellese" pubblicò le norme integrative della legge 3 aprile 1926 (riguardante l’istituzione dell’Organizzazione Nazionale Balilla) che prevedevano, tra l’altro, lo scioglimento delle «formazioni e organizzazioni facenti capo all’Associazione Giovani Esploratori Cattolici Italiani che risiedano in Comuni o frazioni con popolazione inferiore ai 20mila abitanti, a meno che si tratti di Comuni capoluoghi di provincia. I gagliardetti e i labari dei reparti dell’Associazione dei Giovani Esploratori cattolici porteranno uno scudetto col segno del Littorio e con le iniziali O.N.B.».

 

Con questo provvedimento il governo fascista mirava a compiere il primo passo per ottenere il controllo esclusivo sull’educazione delle giovani generazioni, estromettendo tutte le organizzazioni concorrenti, in primis quelle cattoliche.

 

La reazione della Santa Sede fu alquanto contenuta anche perché in quel periodo erano già in corso le trattative per addivenire ad un accordo tra Stato e Chiesa: Pio XI non solo accettò il fatto compiuto ma decretò anche la separazione tra Associazione scoutistica cattolica italiana e Azione Cattolica, abbandonando di fatto gli scout al loro destino.

 

Nella primavera del 1928, con il Regio Decreto Legge 9 aprile 1928 n.696, Mussolini ordinò infatti lo scioglimento di tutte le «organizzazioni giovanili ad inquadramento semi-militare che sono in antitesi ai Balilla, e precisamente [gli] esploratori cattolici istituiti con ordinamento premilitare e non facenti capo all’Opera Nazionale Balilla».

 

Il gruppo scout di Biella, il Riparto Biella I "La Marmora", contava allora 40 esploratori e 15 "Lupetti" e aveva come istruttore Pio Rota Zumaglini (questi dati sono contenuti nella comunicazione inviata dal vice-questore di Biella Norcia al Ministero dell’Interno il 29 aprile 1928): il termine ultimo entro il quale si sarebbe dovuto provvedere allo scioglimento era il 13 maggio (il ministero aveva sottolineato che i beni appartenenti alle formazioni scout sarebbero stati ripartiti secondo le norme del diritto civile comune: il vice-questore Norcia comunicò che le indagini svolte non avevano permesso di accertare la presenza o meno di un patrimonio proprio dell’organizzazione scoutistica biellese).

 

Il Riparto Biella I tenne così la sua ultima riunione il 4 maggio 1928, ma la fiamma dello scoutismo biellese non si spense quel giorno.

 

La testimonianza dell’industriale Carlo Barbera (resa in un’intervista a "La Stampa" nel 2007), iscritto al gruppo scout di Biella fin dal 1922, dimostra che il tentativo fascista di sradicare dalle coscienze di quei ragazzi i valori propugnati dall’associazionismo scoutistico di ispirazione cattolica era destinato a fallire: i giovani scout biellesi decisero infatti di seppellire il gagliardetto del reparto in Burcina: «Piuttosto che farlo distruggere dai fascisti abbiamo preferito nasconderlo – ha spiegato Carlo Barbera – che marcisca sotto terra piuttosto che se lo prenda il Duce».